Monza, 12 luglio 2013 - Ha terminato l’esame di Stato con 90/100 Francesca Macheda, ragazza di Muggiò che ha frequentato il liceo delle Scienze sociali al Parini di Seregno. Una studentessa come tante altre, ma con alle spalle una storia di sofferenza e una volontà di ferro. Infatti, Francesca in quarta liceo ha studiato nel reparto di ematologia pediatrica del San Gerardo per una malattia del sangue che l’ha tenuta ricoverata 7 mesi e mezzo, fino al trapianto di midollo. In quinta ha continuato tra ospedale e casa.

La scuola inviava in ospedale per lei gli insegnanti di matematica o di scienze sociali, secondo il bisogno. Francesca studiava così, collegata alla flebo o tra un esame e l’altro. Mediatrice tra insegnanti della scuola e medici era la professoressa Maria Cesati, referente diretto per i ragazzi delle superiori che studiano in ospedale. Attiva gli insegnanti, verificando di giorno in giorno che le condizioni di salute dei ragazzi permettano loro di seguire le lezioni. «Le lezioni mi distraevano dalle cure - racconta Francesca Macheda , per le flebo cercavo di utilizzare il braccio sinistro perché con il destro dovevo scrivere». In quinta liceo non era in corsia, ma avendo ancora i postumi della malattia non poteva frequentare i luoghi pubblici come la scuola, perciò ha studiato parecchio da sola e negli ultimi mesi gli insegnanti andavano anche a casa sua. Periodicamente è stata in ospedale per infusioni di magnesio, potassio, somministrazione di antibiotici e antivirali.

«Sono meno pesanti della chemioterapia dell’anno prima - spiega -. Però ti spossano ugualmente. E poi essere in ospedale è pesante: gli orari, il fatto di non poter mai stare soli. Gli insegnanti venivano in reparto il lunedì e il giovedì mentre ero ricoverata. Poi lo studio da sola mi ha abituato al metodo universitario. Penso che farò meno fatica. Questa esperienza mi ha insegnanto tanta responsabilità: capisci meglio l’importanza della scuola come momento per crescere e migliorare. La scuola è una parentesi di normalità nella malattia che ti cambia i ritmi di vita. Non ho mai pensato di abbandonarla, grazie al supporto degli insegnanti e della mia famiglia che mi stimolavano a provare, ma senza ansia».

Francesca ha portato a scuola la sua esperienza con una tesina sulla vita e la morte, all’infelicità cosmica di Schopenhauer alla bellezza delle cose morte di Keats (romanticismo inglese) che lei ha vivacemente confutato. Per settembre pensa al test di medicina o altrimenti biologia, per poter lavorare in un laboratorio di biochimica.

«La malattia non cancella la preparazione e la buona volontà dei giovani - commenta Alfonso Di Lio, preside dell’istituto Salvo ’Acquisto - e questi risultati sono il giusto riconoscimento della professionalità e dedizione dei docenti».