Villasanta, 8 luglio 2013 - Rinvio al 30 ottobre del processo al Tribunale di monza per lo scempio ambientale alla Lombarda Petroli. Una lungaggine che porterà a sicura prescrizione dei reati, se non in primo grado perlomeno in appello, ma che quantomeno non rischia di annullare gli eventuali risarcimenti disposti dai giudici in caso di condanna.

E' quanto è accaduto oggi alla ripresa del processo per le almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili sversate nel Lambro dall’ex raffineria dismessa di Villasanta trasformata in sito di stoccaggio di idrocarburi nella notte del 22 febbraio 2010. Il processo, iniziato il 25 marzo, è stato rinviato per permettere le citazioni come responsabile civile della Lombarda Petroli da parte di tutte le parti civili, che ne hanno presentato richiesta all'unanimità sostenendo che l'ex raffineria debba essere ritenuta responsabile anche come persona giuridica di eventuali danni.

Intanto il Comune di Monza si è aggiunto all'ultim'ora, appena in tempo prima che si procedesse alla richiesta di ammissione di prove e testimoni, alle 17 parti civili già ammesse sin dall'udienza preliminare: il Ministero per l'Ambiente e l'Agenzia delle Entrate e delle Dogane, WWF, Legambiente Lombardia e Enel Greenpower, Regione Lombardia ed Emilia Romagna, Provincia di Monza e Brianza, dal Comune di Piacenza a quello di Villasanta, insieme a Parco Regionale Valle Lambro, Alsi e Brianzacque.

Ancora assenti e dichiarati contumaci dal collegio di giudici monzesi presieduto da Letizia Brambilla i quattro imputati al processo. Di disastro doloso (un reato che prevede una pena fino a 12 anni di reclusione) sono imputati i responsabili della Lombarda Petroli, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue e il direttore dello stabilimento di Villasanta Vincenzo Castagnoli, mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi.

Secondo la tesi delle pm monzesi Donata Costa e Emma Gambardella, sussiste il reato di disastro doloso perché la notte dello sversamento "allo scopo di coprire i vistosi ammanchi di prodotti petroliferi che sarebbero inevitabilmente emersi alla chiusura dell'impianto prevista a distanza di qualche mese" gli imputati "facevano fuoriuscire nel piazzale della Lombarda Petroli almeno 1600 tonnellate di gasolio e almeno 812 tonnellate di olio combustibile" e dopo "fingendo di coordinare i soccorsi, versavano acqua sugli idrocarburi presenti sul terreno con lo scopo di aumentare i quantitativi del prodotto disperso e far perdere le tracce degli ammanchi, così causando la tracimazione del prodotto nel collettore collegato con la pubblica fognatura e così provocando un grave episodio di disastro ambientale". Perché i  prodotti petroliferi "tracimavano nel collettore, raggiungevano il depuratore di Monza e poi il fiume Lambro, il Po e l'Adriatico con inquinamento ambientale delle acque e delle coste con morìe di pesci, molluschi e uccelli".

di Stefania Totaro