Desio, 16 novembre 2012 - È di un milione di euro - pari a 25 euro a cittadino - il risarcimento che il Comune ha chiesto, attraverso i suoi legali, come danno d’immagine causato dall’operazione Infinito. Cioè la maxi inchiesta che nel 2009 ha sì permesso di sradicare le ‘ndrine attive in Brianza ma è anche costata, a lungo, per Desio, l’etichetta di città della ‘ndrangheta.

Un «titolo» di cui andare ben poco fieri, guadagnato per il radicamento storico e capillare dei malavitosi sul territorio cittadino, risultato essere un vero e proprio epicentro dei traffici sporchi, come quello che ha portato, sempre qui, alla scoperta della enorme discarica di via Molinara. Non è un caso se subito dopo l’operazione, media di tutta Italia e persino dall’estero confluirono proprio a Desio per raccontarla come «perfetto esempio di cittadina del Nord colonizzata dalla ‘ndrangheta». Il primo provvedimento preso dalla nuova giunta di centrosinistra (nata proprio dall’autoscioglimento del consiglio comunale per via delle infiltrazioni emerse a Palazzo), nel giugno del 2011, fu proprio quello di costituirsi parte civile, sia nel rito abbreviato che in quello ordinario, per un riscatto non solo simbolico ma anche concreto.

E adesso che il processo in corso al tribunale di Milano procede, si inizia a intravvedere la possibilità di ottenere quel «rimborso» da parte di chi ha danneggiato il buon nome della città di Papa Pio XI, di don Giussani e delle Bianchine.
«Con i nostri avvocati – spiega il sindaco Roberto Corti – ci siamo adoperati per ottenere quella cifra di risarcimento, che riteniamo congrua. E stiamo già valutando come, eventualmente, destinarla». L’idea è di utilizzarla per un settore in sofferenza, quello dell’edilizia scolastica: «Potremmo fare alcuni interventi di manutenzione necessari – dice Corti – e realizzare una nuova scuola materna, di cui c’è tanto bisogno».

E per dare un valore simbolico alla costruzione per i piccoli desiani l’ipotesi è di dedicarla a Falcone e Borsellino, «o comunque a delle vittime della mafia – spiega il sindaco – questo lo decideremmo in un secondo momento. Adesso aspettiamo di vedere come si conclude il processo penale, perchè non è detto che si discuta il risarcimento; può essere che slitti a una seconda fase, in sede civile». «Sappiamo benissimo tutti che i mafiosi sono molto abili a nascondere il proprio patrimonio ma quella del Sindaco è una presa di posizione molto chiara e netta – plaude Alessandro Donzelli dell’Idv - ciò che la mafia toglie alla collettività deve tornare alla collettività».

alessandro.crisafulli@ilgiorno.net