di Dario Crippa

Giussano, 8 novembre 2012 — Lo portarono a sparare quando era ancora un ragazzo. Gli spiegarono i segreti delle armi, delle cosche, gli fecero uccidere un uomo. Lo affiliarono all’Onorata Società quando entrò per la prima volta in carcere. Negli scorsi mesi Michael Panajia, ex capo società della locale di Giussano, ha svelato tutto negli uffici della Procura di Milano, davanti al procuratore aggiunto Ilda Boccassini e al sostituto procuratore Alessandra Dolci, in un racconto a tratti raggelante.

«La mia carriera criminale è cominciata negli anni ’90, quando ero ancora minorenne...». Il momento cardine è l’incontro con Tommaso Romeo, storico affiliato di Reggio Calabria, che dopo una sanguinosa faida era andato a cercare rifugio a Sant’Ilario, dalle sue parti. «Cominciai a capire cosa significasse una persona che conta e che viene rispettata all’interno del paese e cominciai a capire le regole della ’ndrangheta... ero attratto dalla sua figura».

«Dal balcone lo vedevo... lì iniziai a fare amicizia con Romeo Tommaso... lo incontravo tutti i giorni al bar... mi offriva sempre da bere, mi dava qualche soldino... io credo che sicuramente lui mi stava studiando per vedere che tipo di ragazzo sono... aveva bisogno di nuovi ragazzi». Come una sorta di demone, Romeo mette subito alla prova Panajia. «Aveva avuto due gemelle, ed erano piccole, e un giorno mi disse: “Michele, me lo puoi fare un favore?». Un vicino si lamenta per le bimbe di Romeo che piangono di notte. E Romeo chiede: «Gli buchi le gomme di quello lì?». Panajia obbedisce: «E così iniziammo ad essere sempre più amici».

Dopo un po’, Romeo alza il tiro: sottoposto a sorveglianza speciale, decide di darsi alla latitanza. «Mi disse se me la sentivo di portargli da mangiare, da bere e i ricambi... e io accettai». Poi si passa alle armi. «Iniziavo ad andare con lui, mi mostrava armi... mi ricordo tanti fucili di tutti i tipi... sovrapposti, automatici, doppiette, poi aveva pistole di tutti i calibri... mi ricordo che aveva pure due mitragliette, dei kalashnikov e due carabine col cannocchiale. E iniziavo con lui a pulirle... mi mostrava come si usano le armi e iniziavo ad andare con lui nelle campagne limitrofe e ci allenavamo con le pistole... ho imparato a usare le armi con lui, mi imparavo i calibri, come si smontano...».

Michael ormai è pronto al primo omicidio. Romeo vuole eliminare Antonino D’Agostino, un cugino che spadroneggia su quelle terre. Panajia ha paura, ma Romeo «mi rassicurava, “non ti preoccupare, tanto è come quando spariamo agli alberi...”». E Panajia spara. E dimostra di poter diventare un vero killer.

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