Arcore, 27 luglio 2012 - L'ultimo atto della guerra sui cartelli in dialetto. Arcore non sarà più «Arcur». Stavolta è definitivo, scritto nero su bianco nella delibera con cui la Giunta di centrosinistra impone la rimozione della segnaletica bilingue, introdotta nel 2007 dall’Amministrazione Lega-Pdl.

E così riparte la guerra culturale sulla lingua del territorio, con il deputato brianzolo della Lega Nord Paolo Grimoldi che parte all’attacco bollando gli amministratori arcoresi come «nazisti rossi». «La scelta di oscurare i cartelli è sconcertante - dice -. Le motivazioni riportate nella delibera sono di stampo nazista e nichilista: si distrugge la cultura di un popolo affinché viva solo un’indefinita cultura globale e senza radici».

Ecco il passaggio «incriminato» da Grimoldi: «L’Amministrazione Comunale non ritiene che l’apposizione dei cartelli sia conforme ai principi di massima apertura e rispetto nei confronti di tutte le tradizioni e culture presenti nel territorio, senza privilegiarne alcuna». I leghisti sono pronti alla mobilitazione. Alberto Centemero, assessore del Carroccio nella Giunta Rocchini e padre della cartellonistica lombarda, promette una raccolta firme, senza escludere una manifestazione di piazza.

«Un gesto simile appartiene a una cultura retrograda. In nessuna zona d’Europa sarebbe consentita la rimozione di un regolare cartello in lingua locale - sostiene Centemero -. Solo in Italia la sinistra si comporta in questo modo, mentre in tutto il resto del continente promuove la tutela degli idiomi minoritari, basti pensare alle regioni della Spagna». Grimoldi pensa a possibili azioni di «resistenza»: «Il sindaco sappia che se intende oscurare la scritta Arcur con degli adesivi, questi verranno rimossi. Se intende rimuovere i cartelli, troveremo altre strade per conservare la scritta Arcur».

La risposta del primo cittadino Rosalba Colombo non si fa attendere: «La Lega impari ad accettare la democrazia senza minacciare o insultare. Noi non eravamo d’accordo con la loro scelta di installare i cartelli ma l’abbiamo rispettata. La nostra Amministrazione ha portato la cultura locale nelle scuole, loro oltre le scritte non hanno fatto nulla».

Maurizio Bedendo è l’assessore ai Lavori pubblici che ha voluto il provvedimento: «I leghisti sbagliano, non siamo una minoranza etnica. E poi non facciano demagogia sui costi: spenderemo solo 400 euro per la rimozione». L’ultimo atto di una battaglia iniziata lo scorso anno, quando il caso approdò al Parlamento europeo con un’interrogazione del leghista Matteo Salvini. Bruxelles rispose di non avere le competenze per interferire sulla legislazione dei singoli Stati.

di Marco Dozio