Monza, 6 luglio 2012 - Carenze nei sistemi antiriciclaggio informatici e organizzativi della Capogruppo e di alcune controllate. E' il risultato dell'ispezione condotta da Banca Italia al Banco di Desio e della Brianza, finita nel mirino della Procura di Monza dopo la denuncia presentata a settembre dall'ingegnere Luca Ceci di Parma, cliente della filiale di Parma dell'istituto di credito di cui è anche piccolo azionista e dal figlio Enrico, che nel 2008 per pochi mesi è stato operatore di sportello e cassiere presso la stessa filiale parmense prima di venire licenziato per avere, a suo dire, denunciato all'interno della Banca la presenza di illeciti di rilevanza penale.

Gli esiti dell'ispezione, eseguita tra novembre e aprile scorsi nel colosso bancario brianzolo, sono arrivati anche sul tavolo del pm Walter Mapelli, che il 29 marzo ha ottenuto la proroga delle indagini per associazione a delinquere e riciclaggio nei confronti del presidente di Banco di Desio e della Brianza Agostino Gavazzi, dell'ex amministratore delegato Nereo Dacci e dell'ex direttore generale Alberto Mocchi (Dacci e Mocchi si sono dimessi dai rispettivi incarichi). Ora il magistrato dovrà valutare se dall'ispezione emergono rilievi penali nei confronti degli indagati. Mentre Banco Desio ha 30 giorni di tempo per ribattere a Banca Italia.

"Una sorta di piano marketing predisposto su tutto il territorio del Nord e Centro Italia, apparentemente supportato dalla Direzione Centrale e dal Top Management della banca, per predisporre alla clientela più facoltosa 'servizi extra' per portare fondi neri all'estero". Questa l'accusa contro i vertici del Banco di Desio e della Brianza contenuta nella denuncia presentata alla Procura di Monza.

L'epoca dei fatti contestati risale ad un periodo tra il 2006 e il 2009 e i fatti sono quelli identificati dalla Procura di Roma, che ha chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di 12 persone, tra cui manager e funzionari di Banco di Desio del Lazio (la branch nella Capitale della vecchia e gloriosa banca brianzola) e di Credito Privato Commerciale SA di Lugano (la ex fiduciaria svizzera dell'istituto di credito), nonchè delle stesse società a cui si aggiunge anche la finanziaria lussemburghese Agorà Finance SA. L'udienza preliminare è fissata al 5 ottobre.

Secondo l'accusa del pm romano, fino all'aprile 2009 il gruppo di manager e trafficanti avrebbe esportato illegalmente capitali in Svizzera per conto dei clienti vip del Banco di Desio del Lazio.
Un sistema che, secondo la denuncia presentata a Monza, non era però limitato soltanto al Lazio e di cui i vertici di Banco Desio non potevano non sapere.

di Stefania Totaro