Monza, 12 giugno 2012 - Sapevano che la pista poteva essere pericolosa per le precarie condizioni dell'asfalto ma hanno lasciato correre i piloti della Superbike. Un'altra grana giudiziaria si abbatte sull'Autodromo di Monza, già al centro di un'inchiesta della Procura monzese per false fatturazioni sulla vendita di biglietti in nero e per turbativa d'asta per l'appalto interno della ristorazione che vede indagate 7 persone tra cui il direttore Enrico Ferrari e il direttore tecnico Giorgio Beghella Bartoli.
 

Questa volta ad essere indagato dai pm Walter Mapelli e Caterina Trentini per omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro è il responsabile tecnico della pista Stefano Tremolada, che è stato raggiunto da un invito a comparire per la vicenda della gara mondiale a due ruote che si è tenuta nel maggio scorso e che è stata interrotta causa pioggia.

Stefano Tremolada si è presentato questo pomeriggio in Procura insieme al suo difensore, l'avvocato Raffaele Della Valle. "Si è avvalso della facoltà di non rispondere" - ha dichiarato il legale. Nei giorni scorsi i pm e la Guardia di Finanza di Monza hanno sentito il pilota Marco Melandri e alcuni commissari di pista, facendo anche un sopralluogo sul circuito.
 

Quella del Mondiale Superbike del 6 maggio era stata una domenica condizionata dal meteo. Le gare erano state annullate per un diluvio di pioggia in Parabolica (dove Marco Melandri è volato nella via di fuga con la sua Bmw) e di grandine alla prima curva di Lesmo. La direzione gara aveva deciso di chiudere lì la giornata: al primo posto la sicurezza dei piloti. Ma nessuno aveva puntato il dito contro l'asfalto pericoloso.  Anche se sull'impossibilità di correre, allora, i piloti si erano spaccati.

di Stefania Totaro e Marco Galvani