Monza, 8 febbraio 2012 - "Rifarei esattamente ciò che ho fatto. Certo, cercherei di tutelarmi di più però lo rifarei e sa perchè? Perchè i miei genitori mi hanno insegnato la legalità, erano missini come sono sempre stato io e avevamo un’idea precisa di cosa vuol dire fare politica".

Luca Magni, l’imprenditore monzese che con la sua denuncia nel febbraio del 1992 ha consentito l’arresto di Mario Chiesa, facendo partire la valanga Mani Pulite, non si è pentito e rivendica alla sua cultura politica il senso della legalità, non dando peso alle polemiche attorno alle cosiddette toghe rosse: "La legalità e l’onestà in politica sono valori che fanno parte della cultura della destra, della mia in assoluto".

Nel 1992, subito dopo l’inizio di Mani pulite, era stato eletto proprio nelle liste dell’Msi in consiglio comunale a Monza dove è rimasto fino al 1999, dopo essere passato ad An e aver ricoperto per tre anni anche l’incarico di assessore alla cultura. La sua prima attività è quella di imprenditore sempre nel settore delle pulizie: ‘’Ho detto che se dovessi rifare ciò che ho fatto nel 1992 cercherei di tutelarmi meglio. Io ho denunciato il sistema delle tangenti che strozzava la mia azienda ma non potevo prevedere che in poco tempo avrei perso tutti gli appalti. Dopo la denuncia, gli enti pubblici non mi hanno più invitato alle gare. Nel ‘92 l’azienda fatturava 1 miliardo di lire, nel ‘94 solo 200 milioni. Allora non ho messo in conto le ritorsioni economiche e lavorative che avrei incontrato".

L’azienda, così è fallita: "Da buon brianzolo mi sono rimboccato le maniche e ora ho un’altra impresa, sempre nel settore delle pulizie. Ora lavoro solo con le aziende private e con gli enti pubblici non ho più rapporti".
In molti sono convinti che nonostante Mani Pulite e la fine della cosiddetta prima Repubblica, nulla sia cambiato: "Il problema - spiega Luca Magni - è che prima c’era un sistema che finanziava i partiti. Oggi è sempre più evidente che c’è l’arricchimento personale".