Arcore, 6 giugno 2011 - Un pezzo di stoffa gialla infilato nella giacca, legato al polso, sventolato in corteo. E’ il colore dei referendari che ieri si sono ritrovati ad Arcore per dare una vita a una grande catena umana: mano nella mano per le vie della città, al grido di «votate quattro sì». Erano un centinaio, molte famiglie con bambini, ambientalisti, nessuna bandiera di partito. Alle 15.30 da largo Vela parte la «camminata ecologista», come l’hanno definita gli organizzatori del Comitato. Tutti in fila, uniti da un nastro giallo attraverso via San Gregorio e piazza Pertini, prima di tornare davanti a Villa Borromeo.

 I cori: «Acqua bene comune, non vogliamo il nucleare», I cartelli: «In Germania chiudono le centrali atomiche, e noi le vogliamo aprire?», poi i volantini distribuiti agli arcoresi con le istruzioni per votare. Carla Giuzzi, leader del gruppo, ne impugna uno: «Qui spieghiamo tutto, i colori delle schede, i significati dei quesiti. C’è troppa disinformazione, noi però ci crediamo e faremo il possibile per arrivare al quorum». Accanto a lei c’è Vincenzo Brugnano, anima verde, maglietta nera con la scritta «artisti contro il nucleare».

 Invita ad osservare le bandiere:«Non ce n’è una che appartiene ai partiti, questi referendum sono una battaglia di tutti, possiamo farcela». La piazza intanto si riempie nonostante le nubi minacciose. «Il tempo ci ha penalizzato, ma la manifestazione ha avuto un seguito confortante». L’obiettivo per settimana prossima è il 50% più uno. Sotto il gazebo si ragiona sulle possibilità. «Dal 1995 ogni consultazione referendaria fallisce, questa volta però si vota per argomenti che davvero devono interessare tutti», dice Stefano Aliprandi, mentre all’ingresso di Villa Borromeo giocano i bambini con le macchinette elettriche.

C’è il banco dei dolci, le bibite, i giochi. Divertimenti per i piccoli italiani e per i coetanei di Chernobyl che come ogni anno trascorrono un mese in Brianza, grazie agli sforzi dell’associazione guidata da Roberto Sala. Giocano, sorridono, domani saranno visitati dai medici: perché c’è chi deve curare una carie, chi ha un problema alla tiroide a causa delle radiazioni, chi deve sistemare una disfunzione al cuore.

Sono 16, in città da settimana scorsa, nell’ambito di un progetto nato una quindicina d’anni fa: «Hanno dai 6 agli 11 anni e vengono ospitati dalle famiglie brianzole: vivono momenti spensierati ma hanno anche l’opportunità di essere sottoposti a delle cure». Socializzano con i piccoli italiani negli oratori di mezza Brianza, tra poco andranno al mare, prima del ritorno in patria a fine giugno: «Sosteniamo dei progetti in Bielorussia – conclude Sala del Comitato Chernobyl Brianza -. La loro vicenda non può essere dimenticata».