Arcore, 4 aprile 2011 - I pompieri a casa di Berlusconi, nel suo salotto, per discutere dell’assunzione dei precari. «Mi prenderò carico della questione, mi impegno a stabilizzare i pompieri precari», ha assicurato il presidente del Consiglio. È successo nel tardo pomeriggio di ieri, quando il premier ha ricevuto una delegazione di vigili del fuoco arrivata a Villa San Martino per protestare contro i tagli dell’organico. Dopo otto ore di attesa, i manifestanti rimettono gli striscioni nello zaino, molti sono già saliti sul treno. Davanti ai cancelli di Villa San Martino resta un gruppo di irriducibili, gli altri sono già sulla via di casa.

 

D'improvviso il capo dei pompieri precari, il varesino Matteo Acco, viene chiamato da un uomo della scorta.
È il segnale inaspettato. Una delegazione può varcare il cancello, Berlusconi è disposto a riceverli. Salgono in sei, divisa d’ordinanza e una lettera in mano con i dettagli della vicenda.
Il premier li accoglie con indosso una tuta blu, sorride, è affabile.
Qualche battuta sul derby stravinto, poi gli ospiti vengono fatti accomodare nel salotto.
 

 

Un colloquio  di mezz’ora. «Si è dimostrato molto sensibile alle nostre richieste, ha ammesso di non conoscere la questione e per questo se ne è rammaricato», ha spiegato il giovane leader dei precari, 28 anni. Emozionato, come i suoi colleghi, ma fermo nel ribadire i termini della questione: «Abbiamo spiegato a Berlusconi che è necessario revocare la chiusura della graduatoria di assunzione, prevista per la fine di aprile».

 

Il rischio è che 2800 vigili del fuoco finiscano in mezzo a una strada, disoccupati dopo dieci anni di servizio.
Il premier ascolta, domanda, annuisce. E rassicura: ne parlerà con il ministro Maroni. Non solo. Sarà lui stesso a interessarsi per trovare soluzioni rapide: «Se non ci sarà la proroga di un anno resteremo tutti senza occupazione: abbiamo sottolineato che il tempo stringe e che il Governo deve intervenire, o sarà un dramma per migliaia di famiglie».
Il dialogo con il presidente ha il sapore di una liberazione. All’uscita dai cancelli, i ragazzi sorridono, si danno pacche sulle spalle, sperano. Vedono ancora un futuro con la divisa dei vigili del fuoco. «Finora la politica ci aveva ignorato, eppure rischiamo la vita come i nostri assunti, ogni giorno».