Monza, 22 marzo 2011 - La 'Ndrangheta aveva il suo mattatoio, un campo dove poteva liberarsi facilmente dei cadaveri scomodi, dove sacchi di cemento o branchi di maiali potevano far sparire in poco tempo i loro resti. Qui sono finiti anche due personaggi «brianzoli», che alla ’ndrangheta erano legati a doppio filo ma che dalla ’ndrangheta erano stati anche eliminati, per ragioni ancora al vaglio degli inquirenti ma almeno in parte immaginabili. Perché quando si parla di ’ndrangheta, tutto spesso comincia e finisce con un delitto.


E per raccontare la storia di «zio» Rocco Stagno, uno dei due celebri casi di «lupara bianca» su cui indagano i carabinieri di Monza, fatto sparire lo scorso aprile e probabilmente sepolto in un campo di Bernate Ticino nel Legnanese, occorre tornare al 27 marzo del 2008. Sono le 23.15 quel giorno quando nella sua villetta di Verano Brianza rientra, dopo una partita a calcetto, Rocco Cristello, pregiudicato di 47 anni. Ad attendere sotto casa Cristello, originario di Mileto in provincia di Vibo Valentia, c’è una batteria di killer. A bordo di una Fiat Stilo affiancano la Fiat 500 nuova fiammante su cui viaggia il loro obiettivo e aprono il fuoco. Almeno una ventina di colpi, alla vittima non viene lasciato scampo. Rocco Cristello non è uomo qualunque, è un pezzo grosso, come testimonieranno anche i suoi funerali celebrati qualche giorno dopo l’agguato. Rocco Cristello, detto il «cinocalabrese», è elemento di spicco della locale di Seregno-Giussano. Si deve a lui per esempio l’operazione, poi rivelatasi fallimentare, che aveva portato all’acquisizione del Magic Movie, il cinema multisala di Muggiò venduto ai cinesi per riciclare i milioni di euro delle cosche. I familiari di Cristello, l’indomani del delitto, lanciano un grido che sembra anche anticipare quanto sarebbe poi avvenuto: «Pagherete caro!». Da qualche tempo è in corso infatti una lotta di potere fra i due gruppi di Seregno, i Cristello e gli Stagno: gli attentati intimidatori, i colpi di pistola contro le vetrine dei negozi, le bombe molotov davanti alle abitazioni dei contendenti si susseguono a ritmo inquietante.

Rocco stagno, zio dei giussanesi Gianluca e Antonio Stagno, arrestati lo scorso luglio nell’operazione Infinito, nutre un profondo astio nei confronti di Rocco Cristello, suo ex compare: incarcerato nel 2001, è convinto di essere stato «venduto» ai carabinieri proprio da lui. E dopo l’uscita dal carcere nel 2006 per l’indulto, tenta di riconquistare le posizioni perdute. Si occupa di forniture di droga e di estorsioni, nel 2008 tenta di mettere a libro paga in cambio di protezione anche il titolare di un ristorante monzese, il «Boccon Divino» di via Marelli, per fortuna senza successo. È inquieto zio Rocco, ex «capo società» della «maggiore» di Seregno, «quella galera mi ha rovinato - dice in un’intercettazione - mi ha rovinato, a quest’ora avevo un’altra posizione in giro!». Naturale dunque pensare, quantomeno da parte dei sodali di Rocco Cristello, che dietro il brutale omicidio del 27 marzo 2008 possa esserci proprio la mano degli Stagno, e di «zio Rocco» in particolare. Nel mondo della ’ndrangheta il tempo non lenisce certo le ferite, e spesso per una vendetta si possono attendere anche anni, in attesa che si propongano le condizioni più adatte. Si arriva così allo scorso mese di aprile: Rocco Stagno sparisce nel nulla, i suoi familiari ne denunciano la scomparsa ai carabinieri di Varedo, dove risiedeva. La sua vettura viene trovata abbandonata.
 

L’altro caso di «lupara bianca» che ha trovato il suo cimitero a Bernate Ticino ha invece contorni, almeno al momento, più sfumati: stiamo parlando di Antonio Tedesco, 47 anni, detto l’«Americano» per le sue origini straniere, visto che era nato a Footscray in Australia. Luogotenente di Andrea Ruga, esponente di spicco in Calabria dell’ominima cosca, Antonio Tedesco è titolare di una macelleria a Guardavalle in provincia di Catanzaro, nel cuore della costa jonica, ma il suo centro principale di affari è la Edilscavi srl, impresa edile intestata alla moglie. Nel marzo del 2009, sulla base delle intercettazioni dei carabinieri, emerge che l’Americano era stato scelto per andare a intimidire un impiegato del Comune di Rho di origini calabresi che doveva essere evidentemente «convinto» a fare qualcosa per motivi non meglio individuati a favore della cosca dei Ruga di Guardavalle. Le ultime notizie sul suo conto risalgono a un mese dopo, quando la sua famiglia è costretta a presentare denuncia per la sua scomparsa. Anche in questo caso, qualche mese dopo viene ritrovata la sua auto, una Ford Fiesta, in stato di abbandono a Paderno Dugnano. «Probabilmente è stato ucciso» concludono gli inquirenti. Che ora hanno trovato il suo cadavere seppellito in un sacco di cemento a Bernate Ticino.