Monza, 28 gennaio 2011 - Ergastolo confermato dalla Corte Suprema di Cassazione per Nazareno Caporali, il broker finanziario di 48 anni detenuto in carcere dal 25 luglio 2007 e condannato il 7 gennaio 2009 all’ergastolo con la perdita della patria potestà sui figli dalla Corte di Assise di Monza per omicidio volontario premeditato (sentenza confermata poi anche dalla Corte di Assise di Appello nel giugno scorso). Caporali è stato ritenuto colpevole della morte della moglie Lorena Radice, l’imprenditrice della «Eliche Radice» di 45 anni trovata morta la mattina di Santo Stefano del 2006 dal figlio primogenito di 10 anni nel letto matrimoniale con un sacchetto di plastica rosso della spesa sulla testa stretto al collo da due elastici.
 

Quello davanti alla Cassazione era il terzo e ultimo grado di giudizio per Caporali, che si è affidato al suo storico difensore, l’avvocato Raffaele Della Valle e a un legale esperto di Cassazione, l’avvocato Franco Coppi, per presentare il suo ricorso contro le sentenze di condanna all’ergastolo di primo e secondo grado. L’udienza del ricorso si è tenuta ieri a Roma ed è durata un paio d’ore. Alle 18.30 il verdetto dei giudici che toglie ogni speranza al broker finanziario, condannato per l’ennesima volta anche al pagamento delle spese di giudizio.

All'udienza del ricorso hanno partecipato il procuratore generale, che ha chiesto la conferma della sentenza di ergastolo, così come anche i difensori delle parti civili, l’avvocato Monica Gnesi del Comune di Monza (tutore dei 2 figli della coppia che ora hanno 14 e 11 anni e che sono stati temporaneamente affidati ai nonni materni) e l’avvocato Luigi Peronetti, difensore di parte civile per i genitori di Lorena, figlia unica di Alfredo Radice e Luisa Padovani, affiancato dal professor Enzo Musco. Per loro Lorena è stata soffocata con un cuscino dal marito, che poi ha inscenato il suicidio come aveva visto nei siti sadomaso su Internet. Perchè la moglie il giorno di Natale aveva scoperto che il coniuge aveva una relazione extraconiugale e voleva cacciare di casa Caporali, che avrebbe così perso i privilegi economici dei Radice.


Si è invece sempre proclamato innocente Nazareno Caporali, che voleva dimostrare come Lorena Radice si fosse suicidata dopo la sconcertante scoperta, fatta proprio il giorno di Natale, che il marito aveva una relazione extraconiugale e dopo una notte di pesanti discussioni con il coniuge in cui Lorena ha alternato momenti di pianto e depressione a momenti di aggressività nei suoi confronti.

La difesa di Nazareno Caporali puntava perlomeno alla cancellazione dell’aggravante della premeditazione e della decadenza dalla patria potestà sui figli, che il broker non ha più potuto vedere dal momento della sua carcerazione, che dura ormai da tre anni e mezzo e per cui ora si apre definitivamente la causa per l’affidamento definitivo ai nonni.