Diego Cantagalli sulle orme di papà Luca: " Imparo dagli errori"

Il figlio del Bazooka nazionale gioca in A3 a Brughiero. Stesso numero (il 10) del padre e stessa passione per la pallavolo

Diego e Luca Cantagalli

Diego e Luca Cantagalli

Brughiero (Monza e Brianza), 14 febbraio 2020 - Diego Cantagalli sulla schiena porta il numero 10 come papà Luca. Da lui non ha ereditato solo il cognome, nel suo sangue ha la passione per uno sport, come il volley, che alla famiglia Cantagalli ha dato tanto. Luca gli ha fatto il regalo più grande, concedendogli la libertà di scegliere. Non a caso Diego, da piccolo, ha praticato nuoto, ha iniziato a giocare a basket, per poi a 12 anni capire che il volley sarebbe stato il suo futuro. Da papà accetta solo consigli pallavolistici per il resto,a soli 20 anni, preferisce imparare dai propri errori. Dopo un 2019 da favola, con l’esordio nella prima squadra della Lube (Scudetto e Champions League), l’argento con la Nazionale ai Mondiali U21, oggi gioca in A3 a Brugherio (Monza). Il suo è un cognome pesante, com’è stato crescere con un padre appartenente alla Generazione dei Fenomeni?

"Quando ero piccolo c’è sempre stato un paragone, ma non mi sono mai fatto influenzare e non mi ha mai dato fastidio. Crescere con un padre come lui, averlo in casa, è stato qualcosa di bellissimo, mi ha sempre dato consigli sul mio gioco. Non ho mai avuto “ansia da prestazione“, spetta a me costruirmi il futuro". In cosa siete diversi? "Come gioco, lui era schiacciatore io opposto, caratterialmente siamo molto simili. Io sono un po’ più impulsivo di papà, ho delle reazioni diverse che invece lui, grazie all’esperienza, controllava meglio".

C’è un suo consiglio di cui più di tutti fa tesoro? "A livello di gioco, la cosa che tengo più a mente è sull’attacco, cercare sempre l’ultimo metro di campo, tirare alto. Extra pallavolo mi ha sempre lasciato molto libero, quindi imparo più dai miei errori che dai suoi consigli che riguardano il volley".

Anche suo fratello Marco gioca (alzatore in serie B a Modena), c’è competizione tra voi? "Abbiamo avuto la sfortuna di affrontarci solo una sola volta. Ma tra noi c’è una bella rivalità".

Quest’anno gioca in A3 a Brugherio: ma i Diavoli Rosa faticano, cosa vi manca?

"È un campionato nuovo (la categoria è nata quest’anno, ndr) e siamo una squadra molto giovane, quello che manca sicuramente è l’esperienza e anche un po’ di voglia in più, un po’ più di attenzione che dovremmo mettere per vincere le partite, soprattutto nei momenti finali".

È il miglior realizzatore della A3, com’è secondo lei il livello? "Abbastanza alto, e sono rimasto sorpreso. Tra le squadre non c’è molta differenza. Quest’anno sto andando bene, sono contento del mio rendimento, anche perché è utile alla squadra"

Il 2019 è stato un anno da favola: il momento più bello? "Ho avuto la fortuna di essere parte di una squadra come la Lube dell’anno scorso e la soddisfazione più grande è stata l’esordio in Serie A. Poi a livello umano sono stato trattato un po’ da tutti come fratellino più piccolo, ma quello che mi è stato più vicino è Cvetan Sokolov".

E nel tempo libero cosa? "Sto con gli amici o coltivo una passione che mi è stata tramandata da mio nonno e da mio padre: mi piace andare a pescare. È qualcosa che mi fa stare bene, rilassare e mi libera la testa".