Daniele Massaro: "La mia vita fra Galliani e Berlusconi: porteranno il Monza in A"

Parla l'ex calciatore che col Milan e l'Italia ha vinto tutto

Daniele Massaro davanti alla Villa Reale

Daniele Massaro davanti alla Villa Reale

Monza, 12 settembre 2018 - Ha vinto tutto, ha scritto il proprio nome nel grande libro del calcio. E pur non essendo mai stato un fuoriclasse, ha sempre portato impresso nel suo dna lo stigma del predestinato, dell’uomo decisivo. A Monza prima. Al Milan poi. Naturale che ora che Silvio Berlusconi e Adriano Galliani hanno deciso di acquistare il club biancorosso, pensare all’ex calciatore Daniele Massaro è stato quasi inevitabile. "La mia carriera nasce alla Juvenilia, squadra da oratorio. Lì ho fatto tutta la trafila fino a 13 anni e, dopo vari provini tra cui il Milan, il Lecco e l’Atalanta, ho deciso che avrei preferito stare con i miei amici a casa mia e divertirmi. E stare con i miei genitori". Genitori operai, umili origini e valori fortissimi. "Io volevo solo giocare a calcio e divertirmi. Fino a quando un giorno mi chiamarono per giocare in una partita per la Rappresentativa lombarda al campetto di via Ghilini. E vennero a vedermi i dirigenti del Monza Giorgio Vitali e Adriano Galliani".

 E cosa dissero?

“Non male il ragazzo”. Adriano mi parlò e andai al Monza, dove mi allenavo a 500 metri da casa. Intanto studiavo (all’Ipsia), lavoravo (in una pellicceria con i miei due fratelli) e mi allenavo. Feci tutta la trafila delle Giovanili fino alla prima squadra, con allenatore Alfredo Magni. Nel 1979 mi fece giocare la prima partita contro la Spal e feci subito gol, anche se all’epoca giocavo a centrocampo. Poi, non mi fece più giocare fino alla prima del girone di ritorno: ancora una volta, contro contro la Spal e rifeci di nuovo gol. Da lì ho sempre giocato".

La sua carriera ormai era in rampa di lancio.

"Abbiamo sfiorato la promozione in serie A. L’anno dopo  tutti cercavano giustamente di comprare il nostro centravanti, Paolo Monelli, ma Adriano Galliani, che già allora vedeva oltre, propose alle squadre che gli facevano la corte di acquistare tutti e due. Solo Sampdoria e Fiorentina accettarono". E così Monelli fu comprato dai Viola (per due due miliardi, ndr) e Massaro andò in prestito a 800 milioni.  "Galliani disse così: “Se è buono lo tenete altrimenti ce lo rimandate indietro”.  

Monelli però si infortunò e non riuscì a fare la carriera che tutti prevedevano per lui.

"La sfortuna di Monelli è stata la mia fortuna".

Sliding doors, il Milan è alle porte.

"Quando Berlusconi comprò il Milan, io avevo una mezza parola con Trapattoni e l’avvocato Agnelli per andare alla Juve. Ma quando alle 8 di mattina Adriano, già al Milan, mi chiamò a Firenze chiedendomi “Vuoi tornare a casa?” dissi subito di sì, coronando il sogno da bambino di vestire la maglia rossonera, per cui avevo sempre tifato. Galliani disse a Berlusconi di comprarmi e lui rispose: “Non lo conosco, ma mi fido di te”. Sono stati 10 anni straordinari sul campo prima e poi imparando la carriera di manager accanto ad Adriano. Gli devo tutto. Lo reputo il mio padre sportivo, senza di lui chissà cosa sarebbe stato del sottoscritto: mi ha portato dall’oratorio ad alzare la coppa dalle grandi orecchie... Devo solo ringraziare Adriano che ha convinto Silvio a prendermi spero di avere ripagato la loro fiducia". 

Ora prenderanno il Monza. 

"Una scelta di cuore per Adriano, Monza è la nostra città e so che con Silvio faranno ancora cose straordinarie nel calcio".  E Massaro, che farà? "Io ora sono brand ambassador al Milan, grazie sempre ad Adriano. Se mi chiamano? Sarò molto felice di andare allo stadio a vedere le partite e tifare per il traguardo della serie A. In bocca al lupo".