Quando il Simmonza conquistò il calcio

Terzo posto, miglior risultato di sempre in serie B, raggiunto nel 1956; il ricordo di Giordano Mattavelli, 86 anni, ala funambolica

Lo storico gagliardetto

Lo storico gagliardetto

Monza, 28 novembre 2021 - In quei giorni la nebbia avvolge spesso il vecchio San Gregorio, eppure in quel campo a ridosso della ferrovia si mastica gran calcio: c’è una squadra di ragazzi terribili, maestra di palla corta e contropiede. È il “Simmonza”, il Monza targato Simmenthal costruito non senza qualche ambizione dal re delle scatolette, Gino Alfondo Sada, da poco subentrato a mettere in salvo una società ormai decotta. Stagione 1955-1956. I biancorossi di mister Pietro Rava mettono alle corde avversarie ben più blasonate come il Brescia costruito per andare in serie A. Vincono, a volte danno spettacolo. In avanti c’è un terzetto delle meraviglie: al centro dell’attacco, un bomber che fa gol anche solo a pensarli, Aurelio Milani da Desio (23 reti alla fine, capocannoniere in B!). Che da Monza spiccherà il volo che lo porterà a vincere una Coppa dei Campioni con la maglia della Grande Inter di Herrera (un gol persino in finale col Real Madrid). A sconquassare le difese avversarie non c’è solo lui, c’è anche un certo Severino Lojodice. Ma soprattutto a rifornire di assist pregevoli, facendo impazzire le difese avversarie con le sue serpentine, c’è un ragazzino minuto: si chiama Giordano Mattavelli. Il Monza lo ha appena prelevato da una squadretta che più di provincia non ce n’è: il Nino Ronco di Ornago. Oggi, che ha 86 anni suonati, Mattavelli ricorda ancora come se fosse ieri quei formidabili anni: "Mi avevano preso per sostituire sulla fascia Valentino Giambelli (futuro presidente, ndr ), avrei dovuto farmi le ossa con le Giovanili. E invece…". Invece Mattavelli a gennaio eso rdisce col Taranto. Il San Gregorio è brumoso quel giorno, si diceva, ma la partita è da lustrarsi agli occhi ("vincemmo 2-0, ricordo ancora il trafiletto sul giornale"). A 19 anni si trova proiettato in prima squadra: non la mollerà più. "Davvero una bella squadra, in attacco eravamo irresistibili, oggi saremmo finiti in Nazionale". Ambidestro, indossa la maglia numero 11 ed è una di quelle ali pure, capaci di bersi il terzino di turno come un sorso d’acqua. "Ero un’ala spumeggiante, il duello uomo contro uomo era la mia forza, ero dotato di dribbling e piedi discreti, per fortuna la mamma mi aveva fatto con queste qualità". Era un calcio diverso, "si giocava a uomo, il tuo marcatore ti seguiva anche in panchina. E io ero bravo a crossare in corsa, gli assist soprattutto erano la mia specialità, anche se ogni tanto facevo anche pure qualche gol, ne ricordo persino uno di testa, che per me era davvero inusuale,e che mi fu ingiustamente annullato". L’attacco del Simmonza è una macchina da gol, Milani e Lojodice ne fanno 34, miglior coppia di un torneo dominato da un’Udinese di un altro pianeta. "Qualche anno più tardi Milani, reduce dai trionfi internazionali con l’Inter - rammenta -, avrebbe riconosciuto che tutto per lui era partito da quella stagione al Monza. E dai miei assist". Le partite memorabili sono parecchie. "Disputammo anche la primissima gara di campionato trasmessa in televisione in Italia, vincemmo 2-1 contro il Verona al San Gregorio" (ci furono polemiche perché per molti la società era stata pagata troppo poco dalla Rai... ma una nuova epoca era iniziata).

Il finale è però un’amara delusione. Il Monza, che pure all’andata aveva battuto la corazzata Udinese spezzando il suo lunghissimo record di imbattibilità, deve arrendersi. Alla fine i punti di distacco dalla serie A saranno 4 (c’erano solo 2 posti in palio). Addio sogni, anche se il terzo posto finale è il miglior risultato di sempre. "Il Monza l’anno scorso ha raggiunto lo stesso risultato, ma i primi fummo noi" chiosa Mattavelli. Al Monza, a più riprese, Mattavelli rimane complessivamente 7 stagioni, disputando 162 partite e mettendo a segno 12 reti. "Avevo un mucchio di richieste, Bologna e Inter fra gli altri, ma la dirigenza non mi lasciò andare, guadagnavo come un operaio (40mila lire)...". L’occasione per il grande salto arriva nel 1961: Mattavelli viene ceduto al Torino in A. "Esordii subito bene nelle prime 4 partite ma mi giocai la carriera. Il Torino aveva comprato due giocatori inglesi (Baker e Low) e, approfittando di una pausa del campionato, andammo a Manchester per un’amichevole". I Britannici schierano difensori carogna, però, e al primo dribbling del ragazzino in maglia granata intervengono duro. Molto duro. "Mi infortunai e non mi ripresi più". Mestamente, Mattavelli finisce nelle retrovie. "Mi rispedirono al Monza, avevano in mente di prendere al mio posto Vivarelli, ma quando Vivarelli non superò le visite mediche, fui richiamato per tornare al Toro: era l’1 di notte, non me lo aspettavo e scioccamente dissi di no... non avevano creduto in me e ormai mi ero accordato per tornare al Monza. E così persi l’ultimo treno per la serie A. Mi sono fregato da solo". Maledetto puntiglio... "Dopo il calcio feci il rappresentante, coi soldi del Torino – 300mila lire – ero riuscito a comprarmi la casa a Ornago dove vivo tuttora... fu un po’ sfortunato, però".

«Al Monza sono rimasto sempre molto legato, il tifoso Angelo Scotti era mio grande amico. Adriano Galliani invece non l’ho mai conosciuto, peccato, siamo di generazioni troppo diverse», Un tempo spettatore fisso al Brianteo, Giordano Mattavelli era stato visto l’ultima volta ai tempi del presidente Nicola Colombo, che gli aveva regalto una tessera...