Monza, il pianista jazz Danilo Rea: "Io, Gino Paoli e l’emozione che ci salverà l'anima"

Il musicista si racconta aspettando il concerto di venerdì al teatro Manzoni

Il pianista jazz Danilo Rea, maestro dell'improvvisazione sui più diversi generi musicali

Il pianista jazz Danilo Rea, maestro dell'improvvisazione sui più diversi generi musicali

Monza, 11 aprile 2018 - "Io vado in moto, lui non credo ci sia mai salito. Lui fa immersioni, io preferisco stare in superficie", eppure un giorno Gino Paoli gli disse: "Sai, io e te siamo simili, abbiamo in comune l’emozione". Quella capacità di ragionare per vie musicali e non geometriche. "Solo così riesci a salvare l’anima". Perché per arrivare a essere grandi ci vuole qualcosa di diverso dalla tecnica. Perché "quando la musica è troppo tenuta, non funziona sempre, diventa prevedibile". E allora torni all’essenza del jazz. Che poi è anche l’essenza di Danilo Rea, maestro nell’improvvisare sui più diversi generi musicali.

Il pianista vicentino che s’ispira al genio virtuoso e creativo di Art Tatum e a quell’Oscar Peterson cui bastò una mano sola (la destra) per essere il migliore. Danilo, il pianista col tocco di velluto alla Keith Jarrett, quello che continua a osare nel jazz, prima sulle arie d’opera poi in un azzardo sugli spartiti di Bach con il pianista classico Ramin Bahrami, ora fa coppia con Paoli. Del resto "Gino sostiene che il pop deriva dall’unione tra il jazz, la musica napoletana e l’opera lirica. Ma soprattutto – assicura Rea – dà una grande libertà. E poi viene dalla generazione che conosce il grande jazz: insomma, una canzone come “Senza fine” si può fare alla Wes Montgomery perché le sue armonie sono quelle degli standard. Come quelle di Lauzi o Tenco". Sul palco "c’è una grande fiducia, ovunque io vada lui mi segue e viceversa. Ci vuole interazione e interesse nell’altro, perché in fondo il jazz è come parlare". Nulla è deciso. Come nella loro scaletta. Tanto che venerdì (13 aprile), sul palco del teatro Manzoni di Monza, "ci sarà un programma vario, variopinto e pieno di tranelli – anticipa Danilo –, partendo da “Una furtiva lagrima” di Donizetti. Con Gino si può fare perché è uno degli artisti più propensi all’estemporaneità".

Meno accademia, più pathos. Eppure, "non so per quale oscuro motivo il jazz sta perdendo la sua anima che è semplicità e leggerezza. E alla fine perdi profondità". Danilo Rea non nasconde la "nostalgia della mia generazione, quando al Capolinea di Milano si fermavano tutti i giganti. Oggi c’è il Blue Note ma si va solo sul sicuro. Così facendo il jazz si sta richiudendo nella nicchia da cui l’abbiamo fatto uscire con tanta fatica". Anche per questo "mi piacerebbe fare un disco in trio nel jazz quasi canonico, passeggiando in un repertorio anni Trenta e Quaranta – confessa –. E mi piacerebbe farlo con David King alla batteria e Ares Tavolazzi al basso". Un ritorno alla purezza quando invece tutto è diverso.

"Ora ci si suona addosso – l’amarezza di Rea – nella ossessiva caccia al successo che dura niente. Ed è colpa degli show televisivi che a ragazzi che non hanno fatto gavetta danno subito palco e notorietà. E l’illusione di aver sfondato prima di sparire dopo un paio di anni perché passi di moda. Invece dobbiamo far uscire i giovani da vent’anni di cattiva televisione e fargli capire che c’è altro tipo di musica. Cosa ci salverà? L’emozione". 

Il concerto “Due come noi che...” di Gino Paoli e Danilo Rea venerdì 13 aprile inizierà alle 21. Ticket acquistabili tramite il circuito bigliettoveloce.it o direttamente al botteghino del teatro (via Manzoni 23, Monza) oggi dalle 15 alle 19, domani e venerdì dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 18. In caso di posti ancora disponibili, anche da 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Prezzi: 25 euro galleria, 30 balconata, 35 platea.