Star, il doppio brodo 4.0: una festa da 30 milioni. Happy-hour con gli operai

La produzione torna ad Agrate: via al rilancio

La Star di Agrate

La Star di Agrate

Agrate (Monza), 10 agosto 2017 - Un happy-hour per brindare ai 30 milioni di investimenti ad Agrate e distendere i nervi dopo l’intesa scaccia-esuberi in cambio di flessibilità, che, ci si augura, abbia aperto la strada a un futuro con il segno più davanti. Star ha invitato i 200 operai superstiti del marchio del Doppio Brodo a un rinfresco, per alzare insieme il calice al nuovo corso, fra un buon prosecco e finger food. Lo spirito è lo stesso del famoso spot-tv con i dipendenti protagonisti, che raccontano che il ragù in via Matteotti si fa come a casa. Gli spagnoli di Gallina Blanca, proprietari del marchio che ha scritto un pezzo di storia dell’agroalimentare italiano, scelgono ancora una volta la via della convivialità.  Il personale, dopo anni di lotte e tensioni, ha partecipato di buon grado alla soirée. «Un segno dei tempi», per Matteo Casiraghi, segretario generale della Flai-Cgil, angelo custode di quel che resta dell’esercito brianzolo, 3.500 addetti all’opera ai tempi d’oro nello stabilimento. «Ora non ci sono più alibi, inizia un’altra stagione». Il segretario si riferisce alla complicata trattativa, chiusa con successo, che la famiglia Carulla, titolare dell’azienda fondata da Danilo Fossati nel Dopoguerra, aveva posto come condizione per mettere mano al portafoglio e invertire la tendenza dei tagli.

«Il Piano Industria 4.0 è sbarcato anche qui – spiega Casiraghi –. Dopo 7 anni, quest’estate, sulle linee sono ritornati gli stagionali, una ventina, assunti per far fronte all’aumento di domanda. A settembre si giocherà sul serio Italia-Spagna, con l’arrivo alla direzione di un manager dalla casa madre. Infine, ci sarà il ritorno a casa del brodo liquido, una produzione sottratta ad Agrate dieci anni fa». Svolta? «Sì, ma senza abbassare la guardia – avvisa Casiraghi –. La razionalizzazione degli impianti porterà presto a concentrare le linee in un solo capannone (oggi il maxi-insediamento di 240mila metri quadrati è semi-vuoto), ciò renderà i processi più efficienti e, temo, in futuro, produrrà eccedenze di manodopera, se non si aumenteranno le attività. Mi auguro, invece, che gli interinali possano diventare stabili col tempo. Sarebbe la prima volta dopo troppe diete». Per i sindacati le parole d’ordine sono due: «Incrementare i volumi e vigilare». L’accordo ha cancellato i 30 esuberi dichiarati nel 2016 e ha portato i soldi che serviranno a riorganizzare la fabbrica. Come contropartita, i manager hanno chiesto che i lavoratori possano essere impiegati su più postazioni. Per loro, però, maggiori premi di produzione.