Solaro, fallita la "Parma Antonio & Figli": l'attesa snervante dei lavoratori

I 35 dipendenti sono senza stipendio da oltre due mesi

"Parma Antonio & Figli"

"Parma Antonio & Figli"

Monza, 17 settembre 2019 - Parola d’ordine: «Attendere». I 35 dipendenti della Parma Antonio & Figli Spa di Solaro, chiusa dal 31 luglio scorso e dichiarata fallita dal Tribunale di Monza il 21 agosto, la stanno imparando loro malgrado, giorno dopo giorno. Attendere il Tribunale, attendere il curatore fallimentare, attendere il Ministero, attendere l’Inps, provando a tirare avanti senza un’entrata dal 9 luglio scorso, quando hanno incassato lo stipendio di giugno. IERI mattina nella sede Cisl di Saronno, Giovanni Tonelli della Fiom Cgil e Valentino Ceriani della Fim-Cisl di Varese, hanno fatto il punto della situazione che sostanzialmente riguarda l’attesa di convocazione da parte del Ministero del Lavoro per una risposta alla domanda di attivazione della cassa integrazione.

La convocazione del 10 settembre scorso è stata annullata, poche ore prima, con una mail delle 15,45 del 9, letta dallo stesso Tonelli ai lavoratori, in cui il Ministero segnalava «l’indisponibilità del curatore fallimentare». Nei giorni scorsi, i rappresentanti sindacali hanno incontrato il curatore fallimentare dell’azienda e al termine del confronto sarebbe emersa l’impossibilità di proseguire con l’attività produttiva per le commesse rimaste incomplete. Al momento, la fabbrica di via Varese a Solaro sarebbe anche sprovvista di energia elettrica per un problema sulla cabina. Una delle tante vicende di crisi aziendali scoppiate negli ultimi anni, ma che più di altre è contrassegnata da una complicata vicenda burocratico-giuridica che lascia i dipendenti in una situazione di grande incertezza.

I lavoratori, ad oggi restano “sospesi”, non licenziati, non ancora in cassa integrazione, ad oggi senza alcuna protezione. Se verrà concessa la cassa integrazione, poi serviranno almeno 3 mesi prima di poter incassare il primo assegno e la situazione rischia di diventare insostenibile per le famiglie monoreddito. Paolo Legnani, 36 anni, di Saronno, da 13 dipendente della Parma è in difficoltà: «Ho trovato anche alcune proposte di lavoro con contratto a tempo determinato, di pochi mesi, ma in questa situazione non so nemmeno come muovermi. Anche per le aziende sarebbe molto meglio se fossimo già in cassa integrazione perché avrebbero anche degli sgravi fiscali con l’assunzione e così magari potrebbero proporre anche contratti più a lungo termine». «IO ho quasi 40 anni di anzianità nella Parma, dovrei riuscire a cavarmela con la Naspi fino alla pensione, ma non ritengo giusto che si resti in questa situazione di incertezza», dice Marco Volontè, 56 anni di Castiglione Olona. «Appena ho sentito puzza di bruciato ho accelerato le pratiche per la pensione e sono riuscito ad andarmene il primo luglio», dice Rinaldo Isgrò, 63 anni di Saronno, che lamenta un mese di stipendio arretrato, le ferie non godute e il Tfr rimasto in azienda.