Lavoro, la locomotiva Brianza riparte ma i giovani restano a piedi

L’occupazione torna a crescere senza gli ‘under’, sotto del 10%

L'occupazione vede rosa

L'occupazione vede rosa

Monza, 17 maggio 2017 - Il peggio è passato. Il sistema Brianza sta uscendo dalla crisi e a dimostrarlo è soprattutto la crescita dell’impresa in rosa. Ma l’occupazione giovanile resta il preoccupante tallone d’Achille del sistema: -10% nel 2016 rispetto all’anno precedente. Lo dice il rapporto annuale dell’Osservatorio del mercato del lavoro nella Provincia di Monza e Brianza per il 2016, presentato ieri in via Grigna. I dati, elaborati dai ricercatori del Gruppo Clas su indicazione della Provincia e di Afol, sono significativi: la crescita degli occupati nel medio-lungo periodo 2010-2016 fa segnare un +4,4% con una leggera flessione, però, nell’ultimo anno, pari al -0,5%. Diminuiscono di 6.300 unità le persone in cerca di lavoro nel corso del 2016 (-17,5%), ma i disoccupati sono ancora superiori a quelli del 2010, quasi il 23% in più. E tornano a crescere le assunzioni flessibili a scapito di quelle stabili a tempo indeterminato, mentre, seppure di poco, tornano a prevalere le uscite dal lavoro rispetto alle entrate.

Il bel dato arriva dall’occupazione femminile, che si piazza ai livelli pre-crisi, + 2,5% rispetto al 2015. Anche l’imprenditoria nel suo complesso ha un segnale positivo, + 0,6% nel corso del 2016, con una crescita dei posti di lavoro dello 0,5% - 1,0%. Inoltre il numero delle imprese che nascono resta superiore a quello di chi chiude. Grande mobilità tra la Brianza, Milano e hinterland. Sono 35mila le persone residenti altrove che vengono a lavorare in Brianza e 86mila i brianzoli che si spostano in altre province per lavorare, in particolare a Milano e dintorni. Le imprese brianzole sono particolarmente attrattive per molti lavoratori residenti soprattutto a Lecco e provincia.

Cresce infine il numero di operatori pubblici e privati che erogano servizi al lavoro sul territorio. All’inizio del 2017 risultano accreditati a Monza e in Brianza 85 soggetti, il 12% del totale regionale. Il 68% è accreditato per fornire servizi al lavoro, o in via esclusiva oppure insieme a servizi formativi, rispetto alla media regionale che si assesta intorno al 30%. Questa significativa presenza consente di avere una rete che eroga politiche attive estremamente efficace. Un esempio arriva dal monitoraggio di dote unica lavoro, con 6.887 doti assegnate.A preoccupare il presidente della Provincia Gigi Ponti è il dato della disoccupazione giovanile, che segna ancora una flessione rispetto all’anno precedente e che "deve spronare il sistema formativo nel suo complesso, ma anche il sistema delle imprese, a un salto di qualità doveroso, non più rinviabile".

"Mentre il sistema delle doti sta già producendo i suoi frutti, con la Brianza orgogliosamente prima fra le Province lombarde nel ranking di utilizzo di questo dispositivo, il mio appello va alle imprese, al coraggio dei capitani d’impresa della Brianza nel tornare ad investire sui giovani - continua Ponti -. Non si tratta di un banale esercizio di buonismo né delle cosiddette buone azioni del giovanilismo: si tratta, invece, della volontà di investire in innovazione attraverso investimenti a lungo termine, nel capitale umano. E di credere in quello giovane. Le esperienze europee dimostrano il successo di queste scelte, che devono essere accompagnate da un sistema formativo di qualità, capace di stare al passo con i tempi e con le esigenze della modernizzazione. Non dimentichiamo - è la conclusione - che il grande virus informatico dei giorni scorsi è stato scoperto e arginato da un giovane britannico di 22 anni".