Mercatone Uno, cassa integrazione più solida

Col via libera al decreto milleproroghe il calcolo sarà effettuato sul vecchio contratto a tempo pieno

Una protesta dei lavoratori Mercatone Uno

Una protesta dei lavoratori Mercatone Uno

Cesano Maderno (Monza Brianza), 1 marzo  2020 - Sarà un po’ meno amara la cassa integrazione per i lavoratori di Mercatone Uno: con il via libera definitivo del Senato al cosiddetto «decreto milleproroghe» il calcolo del dovuto sarà effettuato sul vecchio contratto a tempo pieno, non su quello ad orario ridotto che firmarono con Shernon Holding pochi mesi prima che questa fallisse. Almeno con l’introduzione del «decreto milleproroghe» non subiranno questa ulteriore beffa in una situazione già decisamente difficile, che per molti di loro si era concretizzata in un assegno mensile di soli 400 euro o poco più, con il quale diventa oggettivamente difficile tirare avanti. Questa viene considerata come una grande vittoria dei lavoratori e in particolare delle lavoratrici Mercatone Uno che per prime avevano denunciato la situazione paradossale.

«Questa è una vittoria che ci restituisce quel pezzetto di dignità che brutalmente ci è stata strappata dopo anni di sacrifici» - dice Marianna Iurato, tra i 52 dipendenti del punto vendita di Cesano Maderno, chiuso all’improvviso il 23 maggio dello scorso anno, come tutti gli alti della catena sparsi nella Penisola. «È una vittoria anche per quello che verrà. Da ieri tutti quei lavoratori che vivranno le nostre stesse condizioni avranno il giusto e non l’ingiusto. È il frutto della lotta dei lavoratori di Mercatone Uno che ci hanno sempre creduto e sostenuto senza mai mollare, è frutto del duro lavoro di questi mesi di Matteo Moretti e di noi Rsa che non abbiamo mai mollato anche quando tutto sembrava perduto».

I dipendenti di Mercatone Uno infatti, per mantenere il posto di lavoro, dopo la crisi della proprietà e l’affidamento a commissari straordinari del Governo, che autorizzarono il passaggio a Shernon Holding, avevano accettato la riduzione di orario in cambio di promesse su investimenti e garanzie occupazionali che furono disattese dai nuovi proprietari nel giro di 9 mesi fino al fallimento, con un’indagine per bancarotta, la chiusura di 55 negozi e lasciando quasi 1800 lavoratori senza lavoro. In questi ultimi mesi, i punti vendita della Mercatone Uno sono stati oggetto di bandi pubblici alla ricerca di nuovi acquirenti. «Adesso dobbiamo andare avanti e sperare che con la chiusura del bando ci sia un’apertura nei tavoli di confronto per garantire più occupazione possibile ai lavoratori» aggiunge la sindacalista Marianna Iurato. Ricordiamo inoltre che al dramma dei lavoratori di Mercatone Uno si aggiunge quello dei clienti creditori, con ordini pagati e mai consegnati e quello dei fornitori di materie prime, prodotti finiti e servizi. In questo caso si tratta in gran parte piccoli artigiani o ditte individuali, tra trasportatori, montatori, manutentori e fornitori di merci. Si tratta di un totale calcolabile in circa 500 soggetti che sono distribuiti in tutta Italia.