Mercatone Uno, raccolte le firme per la messa in mora della proprietà

Presidio di protesta davanti alla sede di via Don Viganò a Cesano Maderno

Proteste davanti alla sede della Mercatone Uno

Proteste davanti alla sede della Mercatone Uno

Cesano Maderno (Monza Brianza), 18 luglio 2019 - Sono tornate davanti al loro posto di lavoro, il grande magazzino dalle pareti gialle chiuso ormai da più di 50 giorni e che tutte qui sognano di vedere presto riaperto. Presidio di protesta e raccolta firme per la messa in mora della proprietà ieri pomeriggio davanti al Mercatone Uno di via Don Viganò a Cesano Maderno, uno dei 55 punti vendita in tutta Italia chiusi dal 25 maggio scorso, quando il Tribunale di Milano ha dichiarato fallita la Shernon Holding srl, società alla quale, appena lo scorso anno, i consulenti tecnici del Ministero del Lavoro avevano affidato la proprietà della catena che contava ben 1860 dipendenti.

«Chiediamo alla politica di farsi parte attiva, per ora solo promesse e silenzi, attendiamo ancora una risposta alla richiesta di un incontro urgente con il ministro Di Maio, presentata il 2 luglio scorso» -dice Matteo Moretti, del sindacato Filcams Cgil, presente al presidio con Gloriana Fontana della Fisascat Cisl. «Queste lavoratrici, come tutti quelli di Mercatone Uno, hanno firmato un accordo l’anno scorso, accettando quasi sotto ricatto, di ridursi l’orario di lavoro e quindi lo stipendio, in cambio di 2 anni di lavoro garantito e prospettive di 300 assunzioni nel 2020. Ora la beffa di una cassa integrazione calcolata sull’orario ridotto, dopo che il Tribunale di Milano ha annullato l’accordo del passaggio di proprietà alla Shernon, retrocedendo Mercatone Uno all’amministrazione straordinaria. Ma se si annulla un accordo lo si annulla tutto, quindi per noi questi lavoratori devono tornare al contratto precedente e la cassa integrazione va calcolata su quello. All’onorevole Tripiedi (M5S) che nei giorni scorsi parlava di difficoltà tecniche, replico che da loro ci aspettiamo soluzioni politiche non il tentativo di nascondersi dietro tecnicismi». Ieri le lavoratrici hanno firmato l’atto di messa in mora, primo passo verso l’apertura di vertenze legali nei confronti dell’amministrazione straordinaria, per cercare di riottenere una parte dei diritti persi con il passaggio di proprietà verso chi li ha portati al fallimento.

Nel frattempo alle prime buste paga virtuali si aggiunge anche una delle prime retribuzioni concrete: «Qualche giorno fa ho ricevuto un bonifico di 10 euro, da Mbusiness, la ex proprietaria di Mercatone Uno, per la giornata lavorata il 24 maggio, l’ultimo giorno di apertura - racconta Patrizia Chiesa  -. Lavoravo qui da 8 anni me ne mancano almeno altrettanti prima della pensione, non so cosa fare, non si trova niente, qualcuno ha provato con Mc Donald’s». «Qualche risparmio lo abbiamo da parte, ma i soldi stanno finendo», aggiunge Carmen Faulisi, che con la collega Giusy Arciresi esprime un desiderio: «Vogliamo tornare a lavorare qui, speriamo che subentrino i creditori e trovino il modo di riaprire, anche perché questo punto vendita andava molto bene, clienti ce n’erano tanti».