Crisi IperDì e SuperDì, tutti a casa senza futuro

Ancora nessuna notizia dell’annunciata vendita di tutte le 43 sedi

I dipendenti della catena di supermercati attendono finalmente notizie positive sulla propria situazione lavorativa

I dipendenti della catena di supermercati attendono finalmente notizie positive sulla propria situazione lavorativa

Cesano Maderno (Monza Brianza) 21 settembre 2018 -  SuperDì e IPerDì: punti vendita chiusi e incertezza totale sul futuro, i sindacati ora chiedono l’intervento del Ministero per lo Sviluppo economico. Una settimana fa, in Regione Lombardia, Francesco Natalini, parlando a nome dell’azienda, aveva annunciato come possibile data per la chiusura delle trattative in corso quella del 20 settembre, ma la scadenza è trascorsa invano e nel frattempo dall’azienda è giunto l’ordine ai dipendenti di chiudere i negozi ormai completamente svuotati grazie alle svendite delle scorse settimane e di restare a casa utilizzando ferie e permessi residui per poi passare all’aspettativa retribuita. "Nell’ultimo incontro, martedì 18, in Federdistribuzione - spiega Fabrizio Camponeschi, sindacalista Uil – la proprietà ha annunciato per l’ennesima volta l’imminente conclusione di trattative con alcuni player di settore interessati. È una cosa che va ripetendo ormai da mesi".

"Sttavolta però ha aggiunto che nella trattativa è inserito l’80% dei punti vendita, mentre fino alla scorsa settimana si parlava di 20 o 25 al massimo (su un totale di 43, ndr). Le preoccupazioni dei lavoratori sono enormi: non c’è alcuna indicazione sul futuro, non è stata avviata alcuna procedura. Stiamo vivendo una situazione paradossale, mai vista in precedenza. Anche per questo motivo abbiamo chiesto di nostra iniziativa l’intervento del Ministero dello Sviluppo economico perché si interessi alla vicenda, dopo il passaggio in Regione Lombardia. I dipendenti hanno ricevuto solo la scorsa settimana, dopo l’incontro in Regione, un acconto del 40% sullo stipendio di luglio, alcuni anche in ritardo". A spaventare i dipendenti, circa 800 nei soli punti vendita a cui si aggiungono quelli delle altre società che forniscono servizi all’interno del gruppo, è soprattutto la mancanza di qualsiasi prospettiva concreta, come hanno ribadito durante il presidio di settimana scorsa davanti alla sede di Regione Lombardia. Oltre ovviamente ai ritardi sugli stipendi che si fanno sentire, specialmente in quelle famiglie in cui sono in due a lavorare per la stessa azienda.

Davanti all’ipotesi più volte ripetuta di una cessione, i sindacati chiedono rassicurazioni per il passaggio diretto dei dipendenti dopo che, come denunciato nell’audizione in Regione Lombardia, per due punti vendita in Liguria i lavoratori sono stati invitati a licenziarsi per essere riassunti con nuovi contratti dalla nuova proprietà. "Purtroppo – ha sottolineato Claudia Belotti della Cisl all’uscita dall’incontro in Federdistribuzionei rappresentanti della proprietà non hanno dato alcuna certezza per i punti che non saranno ceduti, né per il numero né per il futuro dei lavoratori. Hanno detto però che entro la fine di questo mese erogheranno un altro acconto dello stipendio di luglio".