Giussano, Feg-Salvarani fallita: mobili all’asta online per pagare i creditori

Iniziativa del curatore fallimentare dell'ex azienda d'arredamenti

Una fase della produzione alla Salvarani

Una fase della produzione alla Salvarani

Giussano (Monza Brianza), 1 agosto 2019 - Beni all’asta nell’ambito della procedura fallimentare della Feg Salvarani. Nel corso del mese di settembre, con un’asta online in rapida successione, sarà possibile acquistare mobili e cucine. A dare l’annuncio, con un post pubblicato sul noto portale Linkedin, è Guido Franchini, managing director di Surplex Srl che si occuperà della vendita dei singoli lotti. «Abbiamo ricevuto l’incarico dal curatore fallimentare - racconta Franchini - e per noi non è una novità. Surplex è una società riconosciuta e autorizzata dal Ministero della Giustizia che, in più occasioni, ha fatto affidamento proprio a questa realtà per recuperare fondi e tutelare i creditori».

Non c’è da meravigliarsi, insomma, per l’accaduto. Surplex, del resto, è leader europeo del settore, soprattutto per quanto riguarda la vendita di macchinari o di arredi, ed è tra le prime realtà al mondo. «Al di là della nostra dimensione - spiega Franchini - apprezzo la procedura seguita dal curatore fallimentare perché un’operazione condotta in questo modo è sinonimo di assoluta trasparenza e pulizia». Di fatto Surplex mette online un numero imprecisato di lotti. Si può prendere visione fino al mese di settembre, visto che di solito l’arco temporale della vetrina è di almeno 30 giorni. Poi uno dopo l’altro, i lotti vengono venduti all’asta.

«Abbiamo formato un numero importante di lotti - afferma Franchini - proprio con lo scopo di massimizzare i risultati della vendita. In rapida successione verranno assegnati al migliore offerente. L’operazione si concluderà nel giro di due giorni». Con ogni probabilità si tratta dell’ultimo capitolo del fallimento della storica azienda brianzola. La Feg aveva rilevato la Salvarani. Poi, finita in cattive acque, non era riuscita a uscire dalla difficile situazione a causa di un accordo di ristrutturazione societaria con le banche non andato a buon fine. Dopo due anni di cassa integrazione straordinaria, nel 2013, per i 105 dipendenti era scattato il licenziamento. Solo una trentina di loro aveva avuto la possibilità di continuare a lavorare. I capannoni, prima della fine dell’inverno 2019, dopo anni di trattative e di aste andate deserte, sono stati acquistati per 14,1 milioni di euro dalla Rimadesio. Ora, dopo i capannoni, ecco i beni mobili. Le cucine e gli arredi. Di qualità, senza dubbio. Per monetizzare un’altra volta a beneficio dei creditori.