Solaro, mancano i chip per le lavastoviglie: Electrolux riduce la produzione

Quest’anno lo stabilimento aveva ripreso a pieno ritmo assumendo nei mesi scorsi 200 lavoratori .Da una settimana ha dovuto fermare alcune linee

Electrolux

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Solaro (Monza) -  La Electrolux di Solaro è costretta a fermare le linee di produzione delle lavastoviglie per mancanza di componenti elettronici. La "crisi dei microchip" che sta creando difficoltà a molti settori produttivi in tutto il mondo, a partire da quello dell’automobile, colpisce anche gli elettrodomestici e a Solaro si paga in giornate di lavoro perse, a rotazione, dagli addetti alle linee di montaggio. Un problema che si sta manifestando in un momento molto positivo per la fabbrica di Solaro che sembra essersi lasciata definitivamente alle spalle la crisi di mercato degli ultimi cinque anni e che è tornata su volumi di produzione che non si vedevano da otto o dieci anni, al punto da assumere nei mesi scorsi fino a 200 lavoratori con contratto a termine e di avere già programmato 16 sabati di lavoro straordinario fino alla fine dell’anno. 

Ma da una settimana a questa parte è stato necessario fermare le alcune linee di produzione, per la mancanza di componenti elettronici. Si tratta di schede provenienti per la stragrande maggioranza dall’Est asiatico, Cina in primis ma non solo, si parla anche di Vietnam e Taiwan. Sabato scorso è stato annullato il turno di lavoro del sabato mattina. Poi sono arrivati i fermi su una delle quattro linee per le intere giornate di mercoledì e giovedi, compresa la parte di magazzino al servizio della stessa linea.

Ulteriori sospensioni della produzione sono già confermate anche per le giornate di oggi, lunedì, martedì e mercoledì prossimi, con relativo annullamento, ovviamente, anche della prestazione in straordinario di sabato. Le modalità di copertura delle giornate non lavorate non sono ancora state comunicate ufficialmente ma l’ipotesi più probabile, confermata da fonti sindacali, sarà quella della cassa integrazione. Il provvedimento di emergenza riguarda circa una sessantina di lavoratori, a rotazione, su un totale di circa 600 dipendenti complessivi. 

E’ un problema che ha origine esterna all’azienda ma che fa pesare i suoi effetti all’interno, anche negli altri stabilimenti, come Susegana, Porcia e Forlì, dove si producono altri tipi di elettrodomestici, ma dove sono sempre indispensabili le componenti elettroniche. La mancanza di microchip e di tutto ciò che gli gira intorno (circuiti stampati, memorie e semiconduttori) ha origini lontane e riguarda questioni contingenti (Covid, terremoto Giappone, escalation della tensione tra Cina e Taiwan) e quella che molti analisti descrivono come una guerra economica di posizionamento su quello che rapprenta un mercato fondamentale per il futuro, visto che aumentano in maniera esponenziale gli oggetti che hanno bisogno di componenti elettronici per funzionare. L’azienda, contattata, ha preferito non rilasciare dichiarazioni in merito.