Crisi Canali: metà delle operaie sono già a casa

Metà delle 134 operaie sono già a casa, le altre lo saranno fra 2 o 3 giorni. La fabbrica Eraclon di Carate chiuderà entro fine anno

Lo sciopero davanti alla Canali di Carate

Lo sciopero davanti alla Canali di Carate

Carate Brianza, 26 ottobre 2017 - Metà delle lavoratrici sono già a casa. Per loro, magra consolazione, è stata garantita la retribuzione fino a fine 2017. Entro due, al massimo tre giorni, anche le altre lavoratrici degli altri settori della divisione Eraclon della Canali smetteranno di lavorare e la fabbrica chiuderà i battenti dopo quasi trent’anni di attività.

Ieri mattina, era in programma, dopo l’agitazione di una settimana fa, un’assemblea con le lavoratrici a soli due giorni dalla lettere della direzione dell’azienda Canali che avevano ufficialmente fatto partire la procedura di licenziamenti collettivi. Entro la fine del 2017 verranno lasciate a casa 134 lavoratrici della sartoria. Ieri mattina, verso mezzogiorno, alla spicciolata al termine dell’incontro organizzato dalla Rsu e dei rappresentanti sindacali di Cgile e Cisl, le lavoratrici sono uscite dal sito produttivo di via del Valà. Qualcuna ancora con il grembiule bianco e azzurro indossato in produzione, molte, invece indossavano già gli abiti civili. Facce scure, qualche gruppetto si è fermato a scambiare due parole, ma la maggior parte è salita in auto ed è scappata via velocemente, giusto il tempo di salutare le colleghe. A condurre l’assemblea straordinaria Davide Martorelli e Tiziano Cogliati (Femca Cisl), con Andrea Saccani e Luisa Perego (Filctem Cgil).

«Questa riunione è stata utile per compattare il gruppo. È passata una settimana, le lavoratrici hanno il beneficio della busta paga ma adesso la metà di loro è già a casa e il resto lo sarà entro due o tre giorni, hanno capito cosa sta succedendo e gioco forza in questo momento il gruppo è molto unito – ha sottolineato Davide Martorelli –. L’assemblea è stata positiva perché è nata una maggiore consapevolezza tra le lavoratrici. Si sono rese conto che bisogna moversi in una maniera comune perché non stiamo facendo la caccia alle streghe verso qualcuno, ma stiamo facendo una trattativa sindacale e siamo ancora convinti che il sito di Carate Brianza possa rimanere aperto anche con altri percorsi che non siano solo quelli del licenziamento collettivo». Attualmente sono ancora attivi e funzionanti nello stabilimento caratese solo le ultime parti della confezione: lo stiro e il controllo qualità. Il caso della chiusura della divisione Eraclon della Canali sarà presto portato all’attenzione dei massimi ambiti nazionali e regionali. «È stata un’assemblea di passaggio. Stiamo attendendo la convocazione formale dalla quarta commissione regionale, potrebbe essere già nei primi dieci giorni di novembre e a breve, ma in termini temporali non sappiamo bene cosa intendono, anche il Ministero dello Sviluppo Economico – hanno continuato i rappresentati sindacali delle lavoratrici della Canali – il morale delle lavoratrici è sicuramente molto basso. Si rendono conto che anche chi oggi sta lavorando entro pochi giorni sarà definitivamente a casa perché il ciclo per produrre un abito è di due giorni». La fabbrica di carate è solo una fabbrica del gruppo Canali che dà lavoro a circa 1300 persone in Italia e produce abiti da uomo.