Candy, la fabbrica dell’incertezza

Assemblee a Brugherio fra speranze, dubbi e perplessità

Stabilimento Candy di Brugherio

Stabilimento Candy di Brugherio

Brugherio (Monza Brianza), 2 ottobre 2018 - I lavoratori del primo turno escono dalla fabbrica all’una e mezza. La testa bassa, la preoccupazione impressa sul volto. Hanno poca voglia di parlare. La vendita della Candy ai cinesi di Haier, il gruppo numero uno al mondo nelle macchine da bucato, ha portato dubbi e sconcerto. Più di quanti non ce ne fossero già. Anche se qualcuno ricorda «come ad Haier i soldi non mancano e i nuovi proprietari potrebbero garantire nuovi investimenti e piani di sviluppo».

Qingdao Haier è il maggior gruppo al mondo per la produzione di elettrodomestici ed è il numero anche nel settore delle lavatrici con il 14,3% di quota di mercato. L’anno scorso ha fatturato 30 miliardi di euro (1.14 Candy Group). L’acquisizione sarà operativa dal 2019. Timori e speranze di fronte all’incertezza. Gli operai ricordano che pochi giorni fa è stata raggiunta un’ipotesi di accordo, ignari dell’esistenza di una trattativa con la compagnia che andava avanti da mesi, per evitare 200 licenziamenti in cambio della cassa integrazione e della riduzione dello stipendio. L’intesa, che sarà firmata giovedì in Asssolombarda, prevede l’aumento della produzione: dalle attuali 320mila lavatrici all’anno a 500mila. «Vogliamo la garanzia che quell’accordo sia mantenuto», dicono tutti mentre si incamminano mesti verso il parcheggio per tornare a casa. Beppe Fumagalli, amministratore delegato di Candy ha assicurato che gli accordi saranno rispettati dal gruppo i Shangai e per 10 anni la sede europea resterà a Brugherio. E fa sapere che lui e suo fratello Aldo resteremo nel Cda di Haier Europa.

Ieri è stata una giornata di assemblee operaie all’inizio di ogni turno: alle sei e alle 13.30. Entrambe molto partecipate. «Il confronto con i lavoratori è necessario in questa fase di incertezza e di poche informazioni», dice Angela Mondellini, segretario generale della Fiom Monza e Brianza che chiede un intervento del Ministero dello Sviluppo economico «convochi prima possibile tutte le parti. Anche i nuovi proprietari». Alla fine delle due adunanze è stata sospesa ogni decisione sulla mobilitazione. «Erano assemblee informative – spiega Paolo Mancini, delegato sindacale Candy –. D’altra parte non c’è il tempo di organizzare eventuali iniziative di lotta. Siamo in regime di cassa integrazione, lo stabilimento sarà aperto oggi resterà chiuso fino al 15 ottobre».

Ora tutti si chiedono cosa succederà della storica fabbrica di Brugherio, 1000 dipendenti, metà operai e impiegati, dopo l’acquisizione per 475 milioni di euro del 100% delle quote societarie. Trattative di cui nessuno era a conoscenza nello stabilimento di via Comolli, dove nel 1945, poco prima del boom economico, la famiglia Fumagalli cominciò a produrre i primi elettrodomestici.