Il mondo magico di Ligabue apre la stagione della Villa Reale di Monza

Il primo grosso appuntamento dopo il programma natalizio è all’Orangerie. Dall’11 febbraio all’1 maggio 90 opere tra dipinti, sculture, disegni e incisioni

L'opera "Leopardo" di Antonio Ligabue

L'opera "Leopardo" di Antonio Ligabue

Monza - Le giungle di Ligabue, i suoi autoritratti e le sue sculture per elevare Monza a città d’arte. "Un’opportunità culturale straordinaria per attrarre visitatori, anche da fuori città e fuori regione, per tornare a mostrare l’arte e il bello in presenza, per far scoprire o riscoprire la straordinaria bellezza della nostra Villa Reale e per dare ossigeno all’indotto e all’economia locale". Per questo l’assessore alla Cultura Massimiliano Longo ha voluto scommettere sulla mostra dedicata a uno degli artisti tra i più amati del Novecento che "grazie alla forza naturale e istintiva del suo genio permetterà di condividere un percorso artistico fuori dal comune".

Appuntamento dall’11 febbraio all’1 maggio con le figure, i colori e le suggestioni di Antonio Ligabue all’Orangerie della Villa. Curata da Sandro Parmiggiani, prodotta e organizzata da ViDi in collaborazione con il Comune di Monza e il Consorzio Villa Reale e Parco, l’antologica 'Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista', proporrà 90 opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni che ripercorrono la vicenda umana e creativa di un artista dal genio primitivo lungo un arco cronologico che dagli anni Venti del secolo scorso giunge fino al 1962, quando una paresi pose di fatto fine alla sua attività.

L’esposizione si snoda attraverso i due poli principali su cui si è sviluppato il percorso artistico di Ligabue: gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé, senza dimenticare altri soggetti come le scene di vita agreste o i paesaggi padani, nei quali irrompono le raffigurazioni dei castelli, delle chiese, delle guglie e delle case con le bandiere al vento sui tetti ripidi della Svizzera, dov’era nato e dove aveva vissuto fino all’espulsione nel 1919. E se nella rappresentazione degli animali traspaiono un’esasperazione di carattere espressionista, sia nella forma sia nel colore, e un’attenzione quasi spasmodica per la reiterazione di elementi decorativi, "gli autoritratti dicono tutta la sofferenza dell’artista – le parole di Parmiggiani –, ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e nella sordità delle persone che lo circondano. Quando perduta è ogni speranza, ormai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, fangoso, questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha impresso"

 L’esposizione – che avrà anche un nucleo di oltre venti sculture in bronzo, soprattutto di animali – permetterà di "riaffermare, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia (gli abitanti di Gualtieri, il paese adottivo di Ligabue, lo avevano soprannominato “el Matt“), il fascino di questo espressionista tragico di valore europeo, che fonde esasperazione visionaria e gusto decorativo". Ad accompagnare la mostra anche una sezione di immagini a partire dai rotocalchi degli anni Cinquanta e dallo sceneggiato televisivo di Salvatore Nocita nel 1977 fino alla trilogia teatrale Progetto Ligabue di Mario Perrotta e il film “Volevo nascondermi“ di Giorgio Diritti. Per tutta la durata della rassegna, sarà in programma una serie di attività didattiche, incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti.