Il tribunale sospende la fusione fra Confindustria Brianza e Assolombarda

Accolto il ricorso d'urgenza presentato da un industriale contrario

Andrea Dell'Orto e Gianfelice Rocca

Andrea Dell'Orto e Gianfelice Rocca

Monza, 23 giungno 2015 - Colpo di scena. Il Tribunale di Monza ha "congelato" la fusione fra Confindustria Brianza e Assolombarda. Almeno per il momento. Il presidente del palazzo di giustizia di Monza, Anna Maria Di Oreste, ieri ha infatti accolto il ricorso d’urgenza presentato lunedì mattina da un imprenditore brianzolo contrario all’aggregazione con Milano. Tutto sospeso, dunque in attesa della prima udienza (quando si entrerà nel merito della questione) fissata per il 6 luglio.

E pensare che solo lunedì si era svolta l’assemblea generale di Confindustria Brianza nel corso della quale il presidente Andrea Dell’Orto insieme al leader di Assolombarda Gianfelice Rocca aveva celebrato la fusione che «porta alla nascita della più grande territoriale d’Italia» (Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza) con 5.600 aziende associate (alle 960 aziende brianzole con 45mila addetti e una forte presenza del manifatturiero si andranno a sommare le 4.780 di Assolombarda con 280mila addetti con preponderanza del terziario).

Un’aggregazione a cui si lavora da più di un anno e che, in tutti i suoi passaggi (in giunta e in assemblea), aveva sempre ottenuto l’unanimità da parte di Milano. Mentre in Brianza (l’associazione più antica d’Italia con i suoi 113 anni) i mal di pancia si erano fatti via via più forti. Prima una lettera firmata da 30 associati (fra cui 4 vicepresidenti e i titolari di imprese come Colmar e Parà con tutto il settore legno arredo), poi i ricorsi interni ai probiviri (sia dei contrari che dei favorevoli) su questioni procedurali: sostituzione dei delegati in giunta del Comitato della Piccola industria (del cui presidente Gabriella Meroni sarebbe stata chiesta la sospensione per «mancato rispetto del codice etico»), durata in carica del presidente e modalità di voto.

Un fronte del no che non ha digerito soprattutti "modi e i tempi" della fusione chiedendo un'aggregazione più soft. A nulla, sino ad ora, sono valse le rassicurazioni del presidente Andrea Dell'Orto (molte grandi aziende del territorio come Cisco, Sol e Star sono favorevoli all'aggregazione) in termini di mantenimento delle sedi sul territorio e di un comitato brianzolo con i suoi esponenti eletti. "Ribadisco la correttezza del nostro operato. Sono sereno e convinto che lo dimostreremo anche in tribunale. Sono invece deluso dal comportamento di alcuni imprenditori che hanno deciso di operare al di fuori delle regole di Confindustria. Ci sono in atto ricorsi interni, si poteva almeno attendere la loro conclusione", ha detto Dell'Orto contattato telefonicamente.

Un mese fa la giunta, in una seduta molto tesa, aveva approvato la bozza di fusione con 24 voti a favore 21 contrari e 2 astenuti. Un sì ribadito dall’assemblea generale privata di due settimane dopo: 2243 sì (89,58%), 234 no (9,35%) e 3 astensioni (0,12%) alla quale però molti sfavorevoli alla fusione non avevano partecipato invocando un quorum di almeno il 75% degli associati per una decisione così importante.Poi il ricorso in Tribunale e la decisione di ieri.