Monza - Le estati al Parco di Monza sono belle. Fresche, profumate. Passeggiare fra gli alberi, accarezzare le distese di erba come se fossero il soffice pelo di un animale, le piace. I giardini della Villa Reale poi sono uno splendore quando il vento fruscia tra le foglie e il cielo occhieggia azzurro e terso facendo capolino fra alberi maestosi. A Margherita però non basta. Margherita è una donna curiosa, vivace, piena di iniziative, e quel noioso del marito, re Umberto sovrano d’Italia, che sembra sempre avere qualcos’altro per la testa, non la capisce. Margherita ama le novità, le piacciono i moderni ritrovati della tecnica, le automobili la fanno letteralmente impazzire. Ma quelli ancora sa che non li potrà guidare. E così, quando le capitano per le mani le fotografie di un giornale straniero in cui fa bella mostra di sé uno strano trabiccolo con le ruote, rimane incantata. In Francia pare che abbiano inventato una cosa nuova: la chiamano “velocipede”, sedercisi sopra è un po’ un’impresa, ma se ci si riesce... si può decidere di fare un giro nel verde, sentire magari il vento fra i capelli, e lasciarsi alle spalle per qualche minuto tutti quei pesi e quelle formalità della vita di corte. Alla Villa Reale di Monza, dove Margherita di Savoia trascorre le sue estati assieme a quel marito sempre distratto (da altri amori, lo sa), bisognerà pure fare qualcosa. Nel 1790, un certo Mede De Sivrac aveva costruito il primo prototipo: si chiamava “célérifère”, “celerifero” ed era costituito da una trave di legno sulla quale erano state fissate due ruote. Una ventina d’anni più tardi il tedesco Karl von Drais lo aveva decisamente migliorato aggiungendoci un manubrio: e dal “celerifero” si era passati alla “draisina”, brevettata in Francia con il nome decisamente più accattivante di “velocipede”. Ma ...
© Riproduzione riservata