Violenza sulle donne, 400 casi in 4 anni

Il bilancio dello sportello aperto al Pronto soccorso di Vimercate: numeri in aumento dopo la pandemia, un Sos ogni 3 giorni

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di Barbara Calderola

Erano tanti, troppi i casi di lividi o di cadute accidentali per passare inosservati. Così il Pronto soccorso di Vimercate ha aperto uno sportello contro la violenza sulle donne. Uno spazio dove trovare innanzitutto accoglienza, comprensione e quel calore umano che per le vittime di maltrattamenti è una chimera. Tutt’al più un ricordo del passato.

Quattrocento casi in poco meno di 4 anni, è il bilancio del servizio, il dato è in crescita dopo lo stop della pandemia. Perché qui, nella prima linea dell’ospedale, il Covid ha frenato queste pazienti, troppa la paura del virus durante il primo e il secondo attacco per bussare alla porta e chiedere aiuto. Dalla fine del lockdown però il flusso è ripreso: la media è di un Sos ogni 3 giorni, "dati in crescita" per Gabriella Esposto, la psicologa incaricata dall’Asst di tendere la mano a impiegate, studentesse, casalinghe, pensionate.

L’identikit delle frequentatrici è difficile da tracciare, non c’è un tipo, o una classe sociale, "il fenomeno è trasversale, riguarda giovani e adulte, ricche e povere - aggiunge la specialista –. Arrivano 19enni alla prima esperienza e 80enni con lunghe storie di soprusi alle spalle".

Il copione invece è quasi sempre lo stesso: "E’ difficile rompere il muro dell’isolamento. Il primo passo – ammettere il problema – è il più duro". Meccanismi di difesa e di pudore impediscono a chi prende botte magari da anni di denunciare il proprio uomo, e ancora più drammatico, i propri figli, sempre più spesso responsabili dell’accanimento sulle "over".

Per questo gli infermieri del triage "sono formati con particolare attenzione e hanno una sensibilità davvero fuori dal comune". Le donne raccontano di essersi fatte male da sole, ma l’occhio allenato di chi sta dall’altra parte del bancone sa che dietro certe ferite si può nascondere dell’altro.

Quando emerge la verità, si passa allo sportello, "i tempi fra l’arrivo e il colloquio sono rapidissimi. Le vittime si allontanano dall’aguzzino con la scusa della spesa, o di accompagnare i bambini, hanno poco tempo e noi ci siamo organizzati tenendone conto", spiega la psicologa, che aiuta tutte a prendere coscienza della propria situazione.

"Non ci sono mai forzature o fughe in avanti, tutto il percorso di emancipazione è nelle mani di chi arriva". Lo sportello è nato su input del primario Tiziana Fraterrigo: "Trattare le donne vessate richiede una specificità della quale io e i colleghi avvertivamo il bisogno. Ci sono troppe situazioni, non potevamo stare con le mani in mano".