Vimercate, bimba di 3 anni muore soffocata dall’uva

La corsa all’ospedale, la speranza, e poi il dramma

Per un atto dovuto i genitori saranno ascoltati dai magistrati di Monza

Per un atto dovuto i genitori saranno ascoltati dai magistrati di Monza

Vimercate, 9 maggio 2018 - All'improvviso il respiro si mozza e la merenda di due fratellini a Vimercate finisce in tragedia. La corsa all’ospedale, la speranza, e poi il dramma. Mariasole Redaelli è morta a tre anni per colpa di un acino d’uva. È arrivata domenica pomeriggio al pronto soccorso brianzolo in arresto cardiaco, è scattata subito l’emergenza, gli otorinolaringoiatri hanno rimosso il chicco che era intero, ma il cuore della piccola, messo a dura prova, ha smesso di battere al Buzzi 24 ore dopo.

Un giorno è durata la speranza di mamma Silvia e di papà Marco di riabbracciare la figlioletta, di cancellare quell’incidente in apparenza stupido, che si è trasformato in una cesura incancellabile, in un prima e in un dopo che ha cambiato tutto. E non sarà mai più la stessa cosa. I medici della terapia intensiva pediatrica dell’istituto milanese, dove Mariasole era stata trasportata dopo essere stata stabilizzata, alla fine, hanno dovuto arrendersi, troppo gravi le conseguenze dell’anossia, quel rimanere senza ossigeno per dei minuti che si sono rivelati fatali. La piccina farà ancora del bene. Il suo sorriso delizioso rivivrà in qualche modo in altri coetanei in attesa di trapianto, mamma e papà, seppur sprofondati in un dolore che non ha parole, hanno donato i suoi organi. Attorno alla famiglia si è alzato un cordone di solidarietà. La nonna è un ex caposala dell’oculistica, il nonno, scomparso due anni fa, era addetto al Cup. Hanno passato la vita in corsia accanto ai pazienti. Stimati e apprezzati da tutti. La Procura di Monza ascolterà i genitori nei prossimi giorni.

Un atto dovuto per comporre il puzzle degli ultimi istanti di vita della bambina. Da una prima ricostruzione, Mariasole stava giocando con il fratellino di 6 anni davanti a una coppetta di frutta. Chissà come ha infilato in bocca quel maledetto acino. Il padre, da solo in casa con loro, l’ha vista perdere i sensi. L’ha presa in braccio, è saltato in macchina e ha bruciato nel più breve tempo possibile la distanza che separa la casa della famiglia dal pronto soccorso. Poca strada, ma non stavolta. Al Buzzi la piccina è entrata in coma. Lunedì sera, il bollettino più duro. L’angioletto non c’era più. Era già successo a fine agosto, a Suzzara. Michele Pozzi, tre anni pure lui, è soffocato per colpa di un pomodorino raccolto nell’orto. Anche allora la corsa all’ospedale di Mantova si è chiusa nel peggiore dei modi.