Vimercate, smart working dopo il lockdown: il lavoro è rosa

Scambio di opinioni tra aziende e dipendenti su come cambiare e utilizzare la formula

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Il lavoro “smart“, cioè a distanza, fa bene alle aziende e alle persone? E alle donne? È stato solo una risposta isolata all’emergenza sanitaria durante il lockdown sanitario o una prova generale di quella che potrebbe essere una nuova cultura del lavoro?

Lo smart working è già il futuro, secondo gli imprenditori, i lavoratori e i manager che hanno partecipato al dibattito in video conferenza organizzato dall’associazione Sloworking di Vimercate.

"Il focus group è nato con l’esigenza di comprendere meglio quale è lo stato dell’arte sul tema smart working, o meglio, del lavoro a distanza dal punto di vista dei vari attori in gioco, provenienti da aziende di diverse dimensioni e di vari ambiti produttivi", racconta Vanessa Trapani, la presidente di Slowoking, associazione nata 6 anni fa dall’idea di cinque donne, madri e libere professioniste, convinte della necessità di diffondere una visione nuova del rapporto vita-lavoro. Oggi conta 150 iscritti.

"Abbiamo messo a confronto - diceTrapani - esperienze e vissuti differenti, per provare a tracciare percorsi in grado di rendere questa modalità di lavoro un’opportunità per le aziende e i lavoratori".

L’iniziativa è inserita all’interno del progetto “Win-Win (Women-In Network). Se lavora una donna ci guadagnano tutti“, ideato prima dell’emergenza e sostenuto dalla Regione Lombardia.

Al progetto dell’associazione i Slowoking, aderiscono Il Melograno, lss Ezio Vanoni, Cgil Monza e Brianza, Telefono Donna e associazione GammaDonna.

Dal confronto "a distanza" è emerso chiaro che c’è la volontà di tutti i partecipanti di capitalizzare le esperienze vissute nei mesi passati "di creare qualcosa di nuovo che trasformi l’esperienza del lavoro a distanza in un vero e proprio lavoro intelligente, con nuovi spazi, strumenti adeguati e supporto in termini di sviluppo di nuovi approcci culturali e nuove competenze", spiega Daniela Ferdeghini, coach e facilicitatrice del focus group.

Più voci hanno evidenziato il bisogno di cambiare la cultura del lavoro su diversi fronti: staccarsi da logiche di presenzialismo e "controllo", migliorare la comunicazione infra-aziendale potenziando la trasparenza e la libera circolazione delle informazioni, andare oltre protocolli e procedure, provando a portare "umanità" nelle relazioni interpersonali, anche e soprattutto a distanza.

Dopo questa prima fase esplorativa, il progetto proseguirà nei prossimi giorni con un’ analisi più approfondita attraverso un sondaggio tra gli stessi partecipanti del focus group.

"I risultati - spiega Vanessa Trapani - ci consentiranno di meglio definire interventi di formazione e facilitazione, fuori e dentro le aziende, che favoriscano la cultura di un lavoro davvero “intelligente“".

Queste nuove "azioni" saranno poi suggeriete e proposte gratuitamente alle aziende e ai lavoratori.

Antonio Caccamo