Vimercate, agguato degli studenti alla prof. Il preside: "Noi lasciati soli"

Daniele Zangheri è sotto pressione da due giorni: "Siamo di Serie B. Gli istituti professionali come il nostro hanno bisogno di manutenzione e di stabilità del personale"

Studenti in una foto d'archivio

Studenti in una foto d'archivio

Vimercate (Monza Brianza), 1 novembre 2018 - Daniele Zangheri è sotto pressione da due giorni, ma non perde mai la calma. Tv, giornali, ma soprattutto gli allievi occupano ogni istante del suo tempo dentro una scuola che è sotto assedio da tre giorni.  Preside, il Floriani non è un liceo.  «Infatti. Siamo una scuola di "serie B”. È così che ci sentiamo. Per fare un salto di qualità gli istituti professionali come il nostro hanno bisogno di manutenzione e di stabilità del personale. Ogni anno cambiamo un terzo del corpo docente e anche se lo zoccolo duro resiste, è difficile dare continuità a un’azione didattica che qui è una missione. E poi servono ambienti in ordine, che facciano venire voglia di viverci. Per ottenere una riparazione dobbiamo affidarci ai santi in paradiso, siamo sempre il fanalino di coda. Se al classico o allo scientifico qualcosa non va, invece...».

Nel 2019 questa scuola compie 40 anni. Da qui sono passate solo generazioni difficili? «Molti studenti hanno problemi. Ho imparato sulla mia pelle che senza amore e senza dedizione da parte degli insegnanti i risultati non arrivano. La stragrande maggioranza dei nostri 720 ragazzi cresce, matura ma spesso arriva da famiglie complicate e ha alle spalle percorsi formativi accidentati. Aggiustarne i guasti e aiutarli a trovare la loro strada è un’impresa che richiede il massimo sforzo da entrambe le parti. Al di qua e al di là della cattedra». 

Non la preoccupa l’omertà della classe dove è avvenuto il lancio? «Non parlerei di omertà. Ma di silenzio. Un misto di paura, incredulità e incoscienza. E' questo groviglio di sentimenti che agita gli animi dei compagni che hanno assistito e sanno chi è stato, ma non hanno ancora il coraggio di parlare. Credo che in queste ore i colpevoli vivano lo stesso dissidio interiore. Mi auguro che le famiglie stiano facendo la loro parte e che lunedì, durante il consiglio di classe aperto, tutto questo ci porti a una svolta. Lo dico soprattutto per gli autori di questo gesto inqualificabile. Devono assumersi le proprie responsabilità, capire, e pagarne il prezzo. Solo così potranno andare avanti senza vergognarsi». 

C’erano già stati episodi spiacevoli in passato? «Sì, ma mai di questa entità. Vicende in linea con le altre scuole professionali. E' la prima volta che si arriva a questo punto. E spero anche l’ultima. E' un fatto gravissimo, ma è un singolo evento, che ora rischia di gettare un’ombra su tutta l’attività dell’istituto e anche sulla sua reputazione. Sarebbe un vero peccato. Il Floriani è al fianco di giovani che in molti casi senza i loro insegnanti sarebbe abbandonati a se stessi. Siamo anche una sorta di ammortizzatore sociale». 

Ha detto che questi banchi sono una frontiera. Ma avete tanti progetti per salvare i ragazzi da un destino che altrimenti in molti casi sarebbe segnato.  «Siamo nati per dare un’opportunità di lavoro a chi non ne avrebbe, specialmente oggi. E questo è il nostro primo obiettivo. Ma le attività che vanno oltre il curriculum canonico non si contano<WC>,a dimostrazione dell’impegno. Dal wedebate, i dibattiti in giro per la Lombardia a colpi di retorica in italiano e in inglese mutuati dal mondo anglosassone, che fanno dei nostri oratori dei piccoli campioncini, al giornalino, progetto trasversale che unisce studenti di età diversa con risultati sorprendenti. Ci occupiamo degli iscritti a 360 gradi, senza trascurare nessun aspetto della formazione, ben oltre quanto richiesto dalle norme»