Fallito per colpa dello Stato, una colletta per comprare la villa all'asta di Bramini

Campagna dal gruppo degli imprenditori tartassati di Gian Luca Brambilla

Sergio Bramini in un sit-in davanti alla sua villa

Sergio Bramini in un sit-in davanti alla sua villa

Monza, 19 aprile 2018 - “Acquistiamo noi la villa di Bramini!”. L’idea, a suo modo dirompente, è stata lanciata la sera stessa dello sloggio (rinviato di 45 giorni, ma solo per ragioni di ordine pubblico) della casa dell’imprenditore Sergio Bramini.

Teatro, una delle famose “Cene dei Brambilla”, ritrovo organizzato da tempo dal vulcanico imprenditore Gian Luca Brambilla, campione del popolo delle partite Iva, dei piccoli imprenditori, di commercianti e artigiani senza garanzie alle prese con una “burocrazia esasperante, contro un fisco criminale, contro un sistema che penalizza il fare impresa”. Lunedì scorso alla “Cena dei Brambilla” c’era anche Sergio Bramini, fallito dopo che lo Stato non ha pagato oltre 4 milioni di euro di debiti e che ora si ritrova con la sua unica casa messa all’asta dal Tribunale fallimentare. "Ecco, l'idea è proprio questa - spiega Brambilla -: dopo aver visto tre senatori e un deputato (consiglieri regionali, provinciali e un sindaco, ndr) partecipare al sit-in di protesta contro lo sloggio della casa di Bramini, vorremmo lanciare una campagna di crowdfunding sociale che raccolga la cifra necessaria a presentarci noi all’asta per acquistare la casa di Bramini prima che finisca nelle mani di qualche speculatore”.

Proprio il coinvolgimento di “una platea autorevole” come quella rappresentata dai politici che hanno preso a cuore la storia dell’imprenditore fallito per colpa dello Stato garantirebbe - spiega Brambilla - la serietà della campagna: “Abbiamo anche già trovato un commercialista disposto a creare la piccola Srl nel proprio studio che gestisca i soldi”. E qualora non si trovasse il denaro necessario o comunque non si riuscisse ad acquistare la villa all’asta, Brambilla ha pronta una soluzione: “I soldi raccolti potrebbero servire da un lato ad aiutare Bramini, dall’altro ad aiutare altre persone che si trovino nelle sue condizioni”. Intanto ieri mattina Sergio Bramini è stato ricevuto dal prefetto di Monza, Giovanna Vilasi, alla quale ha potuto illustrare la propria vicenda. E il prefetto ha preso un impegno preciso: perorare la richiesta presso il giudice fallimentare che si occupa del caso Bramini affinché d’ora in poi la Legge segua il proprio iter naturale: vale a dire, che Bramini non sia costretto allo sloggio dalla propria casa prima che questa sia stata effettivamente venduta. E, una volta venduta, che a Bramini siano concessi i canonici tre mesi prima di abbandonarla.

Per legge, dovrebbe essere sempre così. Lunedì scorso sotto casa di Sergio Bramini c’erano oltre 300 persone. Politici, ma anche tante persone comuni. Alcune che hanno condiviso le battaglie sostenute negli ultimi mesi da Bramini con le associazioni People in Debt e Favor Debitoris. C’era persino gente arrivata apposta dalla Sicilia. “Come un albergatore, che si è trovato in una situazione simile alla mia e che mi ha offerto un posto nel suo hotel...”. La battaglia intanto prosegue. Bramini punta ad avere più tempo. Perché? “È stata fatta usura grave contro di me, se verrà riconosciuto la procedura di sloggio deve essere automaticamente bloccata. E poi presenterò opposizione all’archiviazione della denuncia presentata al Tribunale di Milano: la mia casa poteva essere salvata, il curatore fallimentare poteva farsi pagare dallo Stato i 4 milioni di debiti accumulati nei miei confronti. Invece si è accontentato di 438mila euro. Bisogna far luce sulle aste illegali a cui sono sottoposte tante persone come me”.