ArchiveVaiolo delle scimmie: caso sospetto a Monza

Vaiolo delle scimmie: caso sospetto a Monza

Se fosse confermato si tratterebbe del primo caso in Lombardia. Resta alta l’attenzione della direzione regionale Welfare alla luce dell’aumento delle segnalazioni

L'ospedale San Gerardo di Monza

L'ospedale San Gerardo di Monza

Caso sospetto di vaiolo delle scimmie all’ospedale San Gerardo di Monza. Nelle prossime ore, quando saranno disponibili tutti i risultati degli esami effettuati sul paziente, si potrà avere una diagnosi certa e definitiva anche se i primi accertamenti eseguiti nei laboratori individuati da Regione Lombardia per il cosiddetto "monkeypox" (al Sacco di Milano e al San Matteo di Pavia) sarebbero negativi. Ma resta alta l’attenzione della direzione regionale Welfare soprattutto alla luce dell’aumento delle segnalazioni in Europa.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha chiarito che il numero dei casi di vaiolo delle scimmie riscontrati è di 67 in nove paesi Ue (Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia). In Italia sono quattro: tre le persone ricoverate allo Spallanzani di Roma in buone condizioni cliniche (oltre a 15 persone in isolamento, tutti contatti dei tre contagiati), mentre ieri è stato confermato il primo caso di vaiolo delle scimmie in Toscana, all'ospedale San Donato di Arezzo, su un uomo di 32 anni rientrato da una vacanza alle isole Canarie.

Comunque la maggior parte dei casi attuali di vaiolo delle scimmie riscontrati in Europa “si è presentata con sintomi di malattia lievi e, per la popolazione più ampia, la probabilità di diffusione è molto bassa”, ha spiegato la direttrice Ecdc Andrea Ammon. “Il virus si trasmette per contatto diretto o molto stretto, ma poi i focolai tendono molto spesso ad autolimitarsi”, le parole di Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Tuttavia, “la probabilità di un'ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio durante le attività sessuali tra persone con più partner, è considerata alta”, prosegue l'Ecdc.

Preoccupazione condivisa da Stella Kyriakides, commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, “per l'aumento del numero di casi di vaiolo delle scimmie segnalati nel mondo (sono arrivati a un centinaio, ndr). Stiamo monitorando da vicino la situazione e, sebbene attualmente la probabilità di diffusione nella popolazione più ampia sia bassa, la situazione è in evoluzione. Dobbiamo tutti rimanere vigili, garantire che siano disponibili la tracciabilità dei contatti e un'adeguata capacità diagnostica e garantire di avere a disposizione i vaccini, gli antivirali e i dispositivi di protezione individuale necessari per gli operatori sanitari”.

La sorveglianza è massima. Regione Lombardia ha diffuso ad Ats e Asst le indicazioni del ministero della Salute ed è costantemente in contatto con i responsabili dei reparti di Malattie infettive delle strutture ospedaliere per monitorare la diffusione di un virus comunque non sconosciuto. Secondo quanto specificato dall'Istituto superiore di sanità, “si tratta di un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo, ma che largamente si differenzia dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. Nell’uomo si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee. L'infezione è relativamente infrequente nell’uomo e comunque fuori dall’Africa, ma sono stati riportati casi sporadici ed anche un’epidemia negli Stati Uniti nel 2003, in seguito all’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario”. In ogni caso “la malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche, ma possono venir somministrati degli antivirali quando necessario”