Monza studia il vaccino universale contro il Covid

Rottapharm al lavoro per individuare un siero che sia in grado di neutralizzare tutte le varianti

Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech

Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech

Monza, 13 gennaio 2022 - Covid, la Rottapharm lavora al vaccino universale. "Ci stiamo lavorando in laboratorio", anticipa Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech. Ma "la strada è ancora lunga". La stessa che altri ricercatori e case farmaceutiche stanno percorrendo, come Moderna che ha annunciato di voler essere "la prima azienda a commercializzare un vaccino booster pan-respiratorio annuale" per proteggersi contemporaneamente da Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale.

Allo stesso tempo, però, Rottapharm sta proseguendo anche sul fronte del Covid-eVax sviluppato insieme alla romana Takis Biotech. "Stiamo completando la raccolta degli ultimissimi dati dallo studio di Fase 1 per procedere con il processo di pubblicazione", fa il punto Rovati. La prospettiva, al momento, punta a opportunità di sviluppo all’estero. Esclusa una Fase 2 dello studio con la terza dose che, oggi, non avrebbe utilità, si potrebbe immaginare in caso di quarta dose, o comunque "stiamo cercando di capire possibili utilizzi in Sud America o in Africa". Nel frattempo "vedremo quali finanziamenti ci saranno". Anche alla luce delle ultime dichiarazioni degli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità secondo cui servono nuovi vaccini: "Sono necessari e andrebbero sviluppati vaccini contro il Covid che abbiano un alto impatto sulla prevenzione dell’infezione e della trasmissione, oltre che sulla prevenzione di malattie severe e morte".

E ancora: "Una strategia di vaccinazione basata su richiami ripetuti dei vaccini attuali ha poche possibilità di essere appropriata o sostenibile". In attesa che questi nuovi vaccini siano disponibili, e "alla luce dell’evoluzione del virus occorrerà forse aggiornare la composizione degli attuali vaccini anti-Covid, al fine di garantire che continuino a fornire il livello di protezione raccomandato dall’Oms contro l’infezione e la malattia" causata dalle varianti. Anche perché "la situazione generale – l’analisi di Rovati – mi sembra sconti ancora l’elevato numero di non vaccinati, che complica tutto il quadro e, come ben sottolineato anche dal Presidente del Consiglio, è in gran parte responsabile della precarietà attuale. Da un punto di vista scientifico infatti, l’ancora ampia circolazione del virus con carica virale elevata nei non vaccinati, fa sì che fragili e immunocompromessi possano infettarsi anche in maniera grave e che si possano generare nuove varianti che rendono difficile il controllo della situazione. Inoltre, questa circolazione a livelli maggiori di quanto potrebbe essere, fa sì che si infetti (in maniera per lo più molto lieve) anche una certa quota di vaccinati, il che anche complica un po’ le previsioni".

Nei mesi scorsi Rottapharm e Takis hanno generato quasi in tempo reale modifiche di Covid-eVax contro le varianti Alpha, Beta, Gamma, Delta e tante altre dimostrandone l’immunogenicità in modelli animali. E così si sta lavorando anche su Omicron. Fino ad ora il vaccino monzese ha generato dati preclinici molto promettenti e ha completato la fase 1 nell’uomo, dove oltre il 90% dei volontari ha sviluppato una risposta immunitaria specifica contro la proteina Spike (l’arpione con il quale il virus Sars-Cov-2 si aggancia alle cellule umane). Ma senza finanziamenti, lo sviluppo non può andare avanti.