Sputnik, la guerra blocca il vaccino di Mosca

Un anno fa la firma per produrre le dosi tra la Adienne di Caponago e il Russian Direct Investment Fund

Laboratori vaccini Covid

Laboratori vaccini Covid

Caponago (Monza) - La guerra blocca il vaccino di Mosca. Un anno fa l’accordo commerciale per la produzione in Brianza con due firme: quella dell’Adienne di Caponago, con casa madre in Svizzera, e il Russian Direct Investment Fund. Intermediaria, la Camera di commercio italo-russa con sede a Milano.

Ora la crisi internazionale congela l’ordine dello Sputnik V. Sulle linee, al di là delle dosi test, il siero non è mai arrivato. È tutto fermo dopo i primi lotti di verifica necessari per la certificazione del prodotto da parte dell’autorità farmaceutica della Federazione. Il conflitto avrebbe messo fine agli accordi con il fondo sovrano russo per rifornire i mercati extra-Ue, un rapporto proseguito dopo il diniego dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, alla sperimentazione e alla vendita del medicinale nell’Unione Europea.

Da qui, le fiale di prova del settembre scorso. Uno scenario completamente diverso da quello tratteggiato nel marzo 2021, con la campagna vaccinale che stentava a decollare per la mancanza di materia prima: le fiale.

In quei giorni nello stabilimento di via Galilei si provvedeva "al trasferimento tecnologico", come sancito dall’accordo, il contratto di Adienne è stato il primo a livello europeo per la sintesi locale del siero e prevedeva "l’avvio delle grandi operazioni a luglio con volumi imponenti: 10 milioni di dosi entro dicembre". Ma soprattutto prometteva "un preparato sicuro e a disposizione di tutti".

Numeri e stime bloccati da Ema. L’ultima parola in proposito era arrivata dal premier Mario Draghi a giugno. Disse che "l’approvazione per lo Sputnik forse non sarebbe mai avvenuta". La commessa aveva catapultato al centro dell’attenzione il paesino brianzolo di 5mila anime che ospita le linee della casa farmaceutica elvetica. Erano i mesi difficili della seconda ondata dopo la speranza (vana) che la crisi sanitaria fosse finita nell’estate 2020. Si parlava anche del siero cinese, silurato senza possibilità di appello dal primo ministro, "inadeguato ad affrontare la pandemia".

In Brianza e nel resto del Paese però si continuava a scommettere sull’efficacia del medicinale di Mosca e intanto se ne sperimentava il processo tecnico con la speranza che prima o poi si accendesse la luce verde. Ma il via libera non è mai arrivato.