"Il vaccino a Dna c’è, ma il brevetto serve"

Monza, Lucio Rovati presidente di Rottapharm: abolire i diritti? Un colpo alla ricerca. Il nostro prodotto arriverà in un anno

Lucio Rovati

Lucio Rovati

Monza, 8 maggio 2021 -  "Espropriare i brevetti dei vaccini contro il Covid è una sciocchezza. Che va a mettere in contrapposizione due mondi opposti: il populismo più bieco al quale basta andare contro l’industria, e l’industria stessa che difende a volte ingiustificatamente, dei benefici che ha". Lucio Rovati , presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech, la società monzese di ricerca che assieme a Takis sta lavorando a Covid-eVax, il vaccino italiano e il primo in Europa basato sul Dna, è categorico.

Presidente perché ritiene sia un "errore grossolano"? "Il mondo dell’innovazione si basa sulla proprietà intellettuale. E togliere un brevetto, comunque, non servirebbe a nulla. Il brevetto non è una ricetta che mi basta copiare. Il vaccino non è mica un piatto di spaghetti! C’è un know-how che dev’essere trasferito. C’è il trasferimento di una tecnologia di una difficoltà enorme e deve essere fatto dalle aziende a prezzi favorevoli".

Quelle stesse aziende che, peraltro, hanno ricevuto aiuti di Stato.. . "Chi ha già brevettato i vaccini ha avuto dei pesanti finanziamenti, soprattutto da Usa e Regno Unito. Penso a Pfizer, Moderna, J&J, Astrazeneca. Io dico che si devono sedere a un tavolo e con l’autorità devono trovare il modo di dare licenze molto favorevoli a siti di produzione di Paesi che devono per forza fare i vaccini per la loro popolazione, ma non possono pagarli quanto li paga il mondo occidentale. Non posso chiedere la stessa cifra agli Usa e alla Nigeria. Davanti a una pandemia occorre applicare una sorta di legge di compensazione a livello globale".

Cosa succederà adesso? "Se dovessero sospendere i brevetti, i tempi della campagna vaccinale sarebbero a rischio per via di contenziosi legali che durerebbero anni. Con il rischio, poi, di disincentivare qualsiasi investimento di ricerca nel futuro".

Ritiene sia un precedente pericoloso? "Assolutamente sì. Se mi togli oggi il brevetto per una pandemia, chi mi dice che non lo farai anche domani per qualsiasi altra malattia? È chiaro che questo potrebbe bloccare, o quantomeno scoraggiare, la ricerca".

Un problema che, evidentemente, si fa ancora più pesante per una realtà come la vostra che, al momento, di aiuti economici pubblici non ne ha ricevuti per lo sviluppo del vaccino a Dna. Al momento avete avviato la Fase 1 dello studio clinico, ma quanta "autonomia finanziaria" avete? "La Fase 1 è indispensabile ed è a nostre spese. Per la Fase 2 siamo coperti se c’è una prospettiva di un sostegno in vista della Fase 3. Da tempo abbiamo colloqui con il ministero dello Sviluppo economico e le prossime settimane saranno determinanti".

Sul fronte clinico, invece, qual è la situazione? "Abbiamo iniziato il primo marzo con la Fase 1 arruolando 80 soggetti per 4 dosi diverse (da 0,5 a 2 mg, ndr), ora siamo più o meno a metà. Al momento abbiamo riscontri positivi di tollerabilità ma è ancora presto per avere indicazioni sull’efficacia. Contiamo di avere dei risultati preliminari ad agosto e se saranno positivi passeremo alla Fase 2 che pensiamo di concludere nel tardo autunno. Successivamente si potrà procedere con la Fase 3 su larga scala con riscontri attesi non prima della primavera del 2022. Quindi, se tutto andrà bene, si partirà con la produzione di massa".

Serve molto tempo ancora... "Oggi sono disponibili vaccini efficaci e quindi possiamo procedere con relativa calma. Certo, è un arco di tempo non indifferente, ma andiamo avanti perché utilizziamo una tecnologia diversa rispetto agli altri vaccini che ha una serie di vantaggi potenziali. Il Dna, essendo una molecola molto stabile a temperatura ambiente, dovrebbe avere molti meno problemi dal punto di vista di spedizione e conservazione. E poi risulterebbe efficace contro tutte le varianti".

Si può pensare a un’efficacia anche contro l’influenza stagionale? Molte aziende stanno studiano un unico vaccino per tutto. "Il nostro vaccino, in linea teorica, può essere aggiornato per coprire anche l’influenza".