"Una casa a luci rosse"

Una coppia a processo con l’accusa di aver gestito un appartamento in affitto per incontri hard a pagamento

Gestivano una casa di appuntamenti a luci rosse in un appartamento preso in affitto in un condominio. È l’accusa di cui devono rispondere in un processo iniziato al Tribunale di Monza una coppia, un italiano trentenne e una sudamericana trentaduenne, che vive alle porte di Milano. Inizialmente imputati di favoreggiamento della prostituzione, l’accusa a loro contestata si è aggravata in quella di sfruttamento della prostituzione dopo che in aula davanti ai giudici il rappresentante della pubblica accusa, il sostituto procuratore monzese Michele Trianni, ha convocato a testimoniare una donna sudamericana, che non si è costituita parte civile al dibattimento. "Avevo bisogno di lavoro, ho tre figli - ha raccontato la donna - Così ho deciso di prostituirmi e sono rimasta in quella casa per una settimana. Dovevo pagare 65 euro al giorno. C’erano anche altre ragazze che facevano lo stesso lavoro". A scoprire il presunto giro di sfruttamento della prostituzione erano stati i carabinieri della Stazione di Biassono a seguito di alcune segnalazioni per il continuo via vai di uomini e donne in un appartamento condominiale in via fratelli Cervi a Macherio che nel 2015 era stato preso in affitto dalla coppia di imputati e che era riconoscibile tra gli altri dello stesso pianerottolo per un cuoricino appeso alla porta. I militari hanno scoperto che l’abitazione era stata trasformata in una casa di appuntamenti a luci rosse che venivano presi attraverso un apposito sito internet e che la donna ci faceva lavorare alcune connazionali. Il luogo di incontri hot era stato chiuso e la coppia denunciata a piede libero.

Ora emerge l’ipotesi che i due non avessero solo favorito la prostituzione mettendo a disposizione i locali, ma che avessero organizzato gli incontri e chiesto alle ragazze una parte del loro incasso.

S.T.