Una banca di cellule dal sangue del cordone ombelicale

Un laboratorio di ricerca

Un laboratorio di ricerca

di Cristina Bertolini

La Fondazione Tettamanti capofila di una rete di centri lombardi per lo sviluppo di terapie cellulari e geniche che porterà, fra l’altro, alla creazione di una banca di cellule da sangue di cordone ombelicale. E’ il progetto "Plagencell", presentato durante il convegno in streaming "Terapie avanzate: progetti, alleanze e tecnologie al servizio della medicina moderna" promosso dalla Fondazione Tettamanti in collaborazione con Bioskills. Gli attori del progetto Plagencell sono cinque laboratori accademici operanti in Lombardia e autorizzati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla produzione di terapie geniche e cellulari avanzate: la Fondazione Tettamanti con il laboratorio di terapia cellulare e genica Stefano Verri-ASST Monza; il laboratorio di terapie cellulari dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo; la cell factory del Policlinico San Matteo di Pavia, quella della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e la cell factory dell’Istituto Neurologico Besta di Milano. Partner della cordata è anche l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. Il progetto si sviluppa nell’arco di tre anni ed è stato finanziato da un bando della Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB) di Regione Lombardia per tre milioni di euro. Quattro gruppi di lavoro si dedicano a una specifica area medica (oncoematologia, neurologia e malattie neurodegenerative, nefrologia e trapianto d’organo, e oncologia) e uno allo sviluppo delle tecnologie, attraverso la creazione di una rete di cell factories lombarde. Il gruppo di lavoro 1 è quello dedicato allo sviluppo e sperimentazione di terapie avanzate per le malattie oncoematologiche ed è coordinato da Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica dell’Università Milano Bicocca e direttore scientifico della Fondazione Tettamanti, e da Giuseppe Gaipa, ricercatore e responsabile del Laboratorio di terapia cellulare e genica Stefano Verri-ASST Monza. Affronteranno il problema delle ricadute nelle neoplasie ematologiche (in particolare le leucemie acute) nel bambino e nell’adulto, dopo trapianto di cellule staminali.

Uno dei possibili approcci prevede lo sviluppo di banche di cellule T, riprogrammate geneticamente per il trattamento di malattie oncoematologiche: cellule CAR-T (in particolare cellule CARCIK) allogeniche, preparate a partire da cellule di un donatore parzialmente compatibile, ottenute dal sangue del cordone ombelicale. Gli esperti monzesi hanno dimostrato che tali cellule T si possono utilizzare anche con una compatibilità minima e presentano rischio minimo di rigetto dall’organismo. Quindi verrà istituita una banca di cellule CARCIK da sangue del cordone ombelicale, per consentire un trattamento rapido dei pazienti che recidivano.