Un progetto per salvare i ragazzi dalla violenza

È il consiglio della pedagogista Donella Brioschi dopo l’esplosione di aggressività e risse giovanili in seguito alla pandemia

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di Alessandro Crisafulli

La pandemia e il relativo isolamento forzato. La dipendenza digitale e la violenza dei videogame. L’assenza, spesso, di figure di riferimento forti. È un problema che porta alla evidente precarietà psicologica e comportamentale del mondo giovanile e si concretizza, sempre più frequentemente, anche in Brianza, in risse, violenze, aggressioni. Come la recente aggressione a un 18enne di Seregno, solo per rubargli le scarpe firmate. O la baby gang che impazzava in piazza Roma di Brugherio, che ha ricevuto il Daspo urbano dalla Questura. "In questo momento stiamo tutti cercando di rimanere radicati alla vita - spiega Donella Brioschi, pedagogista, consulente e formatrice -. I ragazzi hanno vissuto isolati a lungo, l’unico mondo che permetteva loro di tenere contatti era quello digitale. Come pedagogista credo che il messaggio più importante è quello di aiutare i ragazzi a costruire la dimensione del saper essere che passa attraverso la progettualità. Devono potersi appoggiare dentro un progetto di cui si sentano protagonisti". Per non farsi travolgere dai propri istinti: "Ritengo fondamentale rimettere in campo le life skills - sostiene l’esperta, che lavora anche nelle scuole - cioè tutte quelle abilità sociali cognitive e personali che consentono di affrontare positivamente le richieste e le sfide della vita quotidiana. Oltre alla famiglia che rimane il luogo più importante per l’educazione, anche la scuola ha un ruolo essenziale. Può aiutare i ragazzi a pensare criticamente a implementare il problem solving e a creare relazioni sane, spesso inaridite dalla diffusione della tecnologia". I ragazzi hanno un grande bisogno di adulti competenti, "che li aiutino a costruire il significato e quindi a trasformare in parola ciò che sentono. Le parole formano la comunicazione e la comunicazione è relazione. Gli adulti per primi devono imparare a scegliere le parole più adeguate che possano costruire una comunicazione che non deve essere data per scontata, bisogna curarla, presidiarla con coerenza e continuità". Un lavoro non semplice, ma necessario, impellente: "La pandemia ha messo in stallo se non addirittura fatto regredire la costruzione di progetti di crescita e sviluppo. Molti ragazzi hanno reagito rifiutando di stare fermi, bloccati e forse questa frenesia, questo bisogno di muoversi se da un lato è positivo e stimolante, il risvolto della medaglia è che hanno imparato dentro al mondo dei videogiochi che niente li ucciderà più che stare fermi e quindi è meglio agire d’istinto per sopravvivere.

Capita così che i ragazzi danno sfogo ai loro istinti aggressivi e se poi questi ultimi si mettono in circolo nel gruppo ci si i trasforma in branco".