di Barbara Calderola È il polmone verde che ricarica d’ossigeno il territorio e ora la foresta del Parco Adda Nord può congtare su un piano di tutela tutto per sé. Un’oasi nell’oasi, è l’arma più efficace contro il cambiamento climatico e la siccità che non dà tregua: da sola rappresenta il 20 per cento della superficie della riserva, 1.798 ettari su 8.980 totali. Un paradiso di specie autoctone dove a farla da padroni sono robinieti, pioppeti e castagneti, ma non mancano carpineti, querceti, orno-ostrieti, saliceti, aceri-frassineti e tiglieti. L’insieme di disposizioni che la Regione ha appena approvato permetterà di fare la guerra contro il dissesto idrogeologico, favorendo la cura dei boschi degradati. E quanto in tempi di questione ambientale al centro dell’agenda politica del mondo conti salvaguardare il patrimonio verde, lo ricorda la rovina della foresta dei violini in Trentino: l’immagine di migliaia di esemplari abbattuti dal maltempo nel novembre 2018 fa parte ormai della memoria collettiva del Paese. In questo spicchio di Lombardia si fa di tutto per evitare che succeda con triplo beneficio: la prevenzione di disastri, la sicurezza dei visitatori e l’accesso a finanziamenti per questo tipo di aree. Potatura più semplice grazie a procedure snellite nel perimetro della riserva, è il primo risultato che emerge dal nuovo documento: un impatto tutt’altro che trascurabile per chi finora era costretto a misurarsi con lacci e lacciuoli. Si chiude così anche il cammino del Piano di indirizzo forestale dopo quello territoriale di coordinamento (Ptcp) del Parco che ha messo al centro turismo sostenibile, mobilità dolce e cultura. Il nuovo provvedimento è un approfondimento del piano regolatore che interviene su una materia assai delicata con più obiettivi, fra i quali "il miglioramento del paesaggio, la nascita di ambienti di eccellenza naturalistica, la conservazione degli habitat esistenti". Basta per cogliere la portata strategica del documento ...
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