Un pallone e un amico La medicina del sorriso

I ricercatori del Centro Maria Letizia Verga vincono un bando europeo. Sperimenteranno i benefici della sport therapy su 450 bimbi malati di 8 Paesi

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di Marco Galvani

"Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla". Anche nelle parole di Pierre de Coubertin, fondatore dei Giochi olimpici moderni, si allena la forza per rimettersi in piedi e vincere quella vertigine sulla vita a cui ti portano la diagnosi della malattia, il mese e mezzo di ricovero, altri sei mesi avanti e indietro per la chemio. La quotidianità dei bambini e dei ragazzi che rallenta, a volte fino quasi a fermarsi.

Per loro, colpiti dalla leucemia e costretti a una immobilità prolungata, anche solo camminare è come scalare una montagna. Ma è vitale riuscire a mantenere efficienti cuore, polmoni e muscoli. Ed è proprio da questo bisogno che nel 2017 il Centro Maria Letizia Verga - dove ogni anno vengono curati più di 90 nuovi bambini e adolescenti affetti da leucemia, linfoma o altre patologie del sangue - ha deciso di portare la palestra in ospedale. Un progetto all’avanguardia. Che oggi viaggia con una marcia in più: i ricercatori del Centro hanno vinto il bando di ricerca della Commissione europea ‘FORTEe project’ con l’obiettivo di dimostrare che "l’esercizio fisico e lo sport sono efficaci per contrastare le problematiche legate alla malattia e alle terapie nei bambini e adolescenti affetti da patologie oncologiche e per migliorarne la qualità di vita". Una ricerca di 5 anni, un finanziamento di 700mila euro e 16 istituzioni coinvolte in 8 Paesi, con la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma (ente gestore del Centro Verga) che coordinerà la sperimentazione clinica sotto la guida di Andrea Biondi, direttore scientifico del Centro, e di Adriana Balduzzi, pediatra e responsabile del centro trapianti. Saranno 450 i bambini, adolescenti e giovani adulti con tumori del sangue o di organi solidi reclutati nei centri che aderiscono al progetto nei vari Paesi.

"Fino a pochi anni fa l’attività sportiva veniva proposta solo ai bambini a fine terapia e in buone condizioni di ripresa dalla malattia - spiega Francesca Lanfranconi, medico dello sport e responsabile del progetto Sport Therapy del Centro di onco-ematologia pediatrica di Monza -. Visti i buoni risultati, oggi tutti i nostri pazienti affetti da emopatia maligna o sottoposti a trapianto di midollo vengono presi in carico nel percorso della Sport Therapy affinché possano beneficiare di un allenamento che si propone di mantenere efficienti muscoli, polmone, cuore e tutti gli organi che vengono stressati dalla terapia".