Un Buon Natale ai bimbi da vivere senza più dolore

Claudio Daiano, mito della musica italiana, ha scritto e interpretato la canzone per sostenere la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma

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di Marco Galvani

L’oggi e il nostro futuro. Le mamme e i bambini. “Buon Natale“ è innanzitutto per loro. Ma anche ai medici, ai marinai, ai fornai e a chi un tetto non ce l’ha. E’ l’auspicio di un “Buon Natale senza più dolore“. Una poesia che diventa una canzone - grazie all’associazione “Il Bello che avanza siamo noi’“– per sostenere la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma che all’interno dell’ospedale San Gerardo gestisce il dipartimento materno-infantile.

Un singolo scritto e interpretato da Claudio Daiano, una leggenda nella storia della musica italiano. Un "poetante" come lui stesso preferisce definirsi. Poeta e cantante, prima di ogni altra cosa. Prima ancora di essere compositore, melodista, autore e paroliere. Le parole, per lui, sono come un rosario.È da lì, "da una parola che mi affascina" che nascono le sue canzoni. Scrive (e a volte parla) in versi. Da una vita. Con una ritmica che è già musica nel testo. Sono oltre mille quelle incise, "ma poi ci sono tutte quelle che ho a casa. E che forse sono anche più belle".

Con le sue poesie ha cresciuto intere generazioni. Figli e nipoti compresi. A cominciare da “Sei bellissima“, il capolavoro del 1975 interpretato da Loredana Bertè e diventato un evergreen della musica. Ha segnato il tempo, Daiano. Con “L’isola di Wight“ per i Dik Dik ha “cucito“ la bandiera del ‘68. E ancora “Un pugno di sabbia“ per i Nomadi, “Il volto della vita“, firmata anche da Mogol, la versione italiana della celebre canzone-scandalo “Je t’aime... moi non plus“ di Sege Gainsbourg, “Due grosse lacrime bianche“ interpretata da Iva Zanicchi, artista con cui nel ’74 vince il Festival di Sanremo grazie alla canzone “Ciao cara, come stai?“. E poi i testi composti con e per Nino Manfredi, "eravamo due amiconi che birichinavano".

Erano gli anni della musica impegnata, dei poeti-parolieri che dovevano fare i conti anche con la censura. Quando "era meglio essere stringenti piuttosto che debordanti nella volgarità come sta avvenendo oggi. Ormai hanno sdoganato il becero". Il pubblico è di creta e "dovrebbe essere modellato con le mani e la cura giusta". Daiano è un po’ come fosse un capo di stato maggiore della musica. Decenni di battaglie musicali. Molte vinte. Non soltanto per i premi, ma soprattutto per diffondere e difendere la cultura.

E "non ci ho pensato un attimo quando si è proposta la possibilità di scrivere un testo per Natale, a fin di bene". Non il solito jingle di dicembre. Un testo con un’anima nobile e sincera. "Un brano profondo, che non si dimentica di nessuno, in nessuna parte del mondo", l’orgoglio di Margareta Florea, presidente di “Il Bello che avanza siamo noi“, che "in un mese" ha prodotto la canzone e l’ha incisa in un Ep (contenente anche l’inno della ‘sua’ associazione scritta sempre da Daiano).

Per ora sono state realizzate 300 copie (acquisti scrivendo a info@ilbellocheavanzasiamonoi.it) e il ricavato della vendita sarà devoluto alla Fondazione per il bambino e la mamma. Perché "ognuno di noi, ma soprattutto i bambini, hanno ancora un sacco di sogni da realizzare".