
Nel novembre 2016 è morto dopo essere inciampato nelle radici di uno dei tigli secolari di via Casati che emergevano dal marciapiede ed essere caduto picchiando la testa sull’asfalto. Una tragedia di cui sono stati accusati due architetti allora funzionari in servizio al Comune di Muggiò, che si ritrovano imputati di concorso in omicidio colposo in un processo ancora in corso a 7 anni dal fatto davanti al Tribunale di Monza. Per salvare dopo il ruzzolone Umberto P., 65enne di Muggiò, non erano bastati due interventi chirurgici per ridurre l’ematoma cerebrale. L’uomo era deceduto nella Terapia Intensiva del Reparto di Neurochirurgia dell’ospedale San Gerardo di Monza. I suoi familiari non sono costituiti parti civili perché hanno già ottenuto un risarcimento dei danni. Ora Marco L., 56enne di Desio e Carla C., 61 anni di Monza, si ritrovano alla sbarra insieme per la presunta mancata manutenzione del marciapiede dove, secondo l’accusa, soprattutto in autunno quando è avvenuto l’incidente fatale, il pericoloso percorso a ostacoli era nascosto dal manto di foglie cadute dagli alberi.
Nel 2016 l’architetto L. era responsabile dell’Area Opere Pubbliche, patrimonio e qualità del verde al Comune. Secondo il capo di imputazione la sua colpa è quella di avere omesso "di organizzare ed eseguire un’attività di costante controllo della condizione degli alberi, di monitorare la manutenzione ordinaria" dei marciapiedi di via Casati dove "a causa della emersione delle radici di un albero si era determinata una grave sconnessione della pavimentazione". Una "generale situazione di pericolo" che, secondo l’accusa, "era nota agli uffici del Comune almeno dal 14012015, data di una relazione tecnica inviata da un geometra all’allora responsabile dell’Area Tecnico Manutentiva" e anche "oggetto di segnalazione di privati cittadini". L’architetta C. è invece accusata in qualità di responsabile dell’Area Manutenzioni, servizi di rete e qualità ambientale all’Ufficio tecnico del Comune. Secondo l’accusa avrebbe dovuto fare partire "un intervento di manutenzione ordinaria" nel tratto tra i civici 6 e 8 di via Casati e segnalare al collega Marco L. "la necessità di rimuovere" le radici emerse "con un intervento di manutenzione straordinaria". Oltre che "mantenere la pulizia dalle foglie che ricoprono e nascondono i dislivelli" e "segnalare il pericolo mettendo in sicurezza la zona". La difesa degli imputati ha chiesto di sentire l’allora assessore alla partita sostenendo che quel tratto di marciapiede non era mai stato segnalato come pericoloso.