Tutti in coda col Green pass

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L’obbligo di Green pass trova d’accordo la maggior parte dei monzesi che si presenta già con la schermata del cellulare. Problemi negli uffici postali, dove la lettura del pass allo scanner è condizione necessaria per avere il numero in coda.

"Non è giusto che ci chiedano il lasciapassare – dice la signora Angela all’ufficio di via Volta – io sono impacciata con questi apparecchi elettronici e impiego un po’ di minuti. Se altri anziani sono come me, si forma la coda". I commercianti si augurano che duri poco: "Per ristoranti e discoteche si tratta di procedure troppo rigide rispetto all’andamento dei dati – fa notare Alessandro Fede Pellone, segretario di ConfCommercio Monza e Brianza – speriamo che a fronte della diminuzione dei casi, le restrizioni durino solo 10 giorni. Ci auguriamo di poter salvare San Valentino, ricorrenza di rilievo per bar, ristoranti e discoteche". Silvio Gandolfi, tabaccaio, fa un controllo ogni ora: "All’inizio – ricorda – ci avevano proposto il controllo a tappeto anche fuori dal negozio. La Federazione tabaccai si è opposta e quindi abbiamo trovato il compromesso del controllo a campione. Io lo faccio ogni ora. Per me è giusto: come occorre la patente per guidare l’auto, così occorre mostrare il Green pass. La maggior parte lo mostra spontaneamente". Favorevole anche la barista accanto: "È una questione di rispetto verso gli altri e verso noi stessi", dice. Controlli a tappeto in bar e ristoranti, anche per chi si siede all’aperto. "Non è giusto che alcuni esercizi possano fare il controllo a campione – interviene Massimo Ripamonti – così vuol dire che alcuni sfuggono".

Ma quando il documento non funziona, sale il panico, come è successo a un signore che si accingeva ad entrare in biblioteca. Arrivato allo sportello il pass non ha avuto il segnale verde, pur essendo stato emesso il 2 ottobre. A quel punto intervene il buon senso: "Se per caso non funziona – dice un’addetta al servizio – usciamo noi a portare il libro". Controlli anche da parrucchieri e estetisti e al Punto Comune (in foto), dove la prassi comprende prima la verifica dell’appuntamento, seguita a ruota dal controllo del Green pass. Se la maggior parte degli utenti è rispettosa, come spiega Antonio Marchesi, titolare della copisteria, gli arrabbiati ci sono: "Ci ha telefonato un cliente indispettito. Altri nostri colleghi hanno subito anche aggressioni verbali in negozio". Serafina Russo, avvocata, affronta il tema da giurista: "Da un lato è una restrizione pesante privare i cittadini della libertà di entrare in bibliotche, cinema e teatri negando il diritto alla cultura, ma dall’altro si tutela un interesse maggiore della collettività".

Cristina Bertolini