Ex dipendente Poste gioca al lotto i soldi dei clienti: a giudizio con la sorella

Il giudice non crede all’infermità mentale

 Si torna in aula il 22 gennaio

Si torna in aula il 22 gennaio

Carate Brianza, 10 dicembre 2018 - «È incapace di stare a giudizio e di intendere e volere l’ex impiegata delle Poste che si sarebbe giocata al lotto oltre 1 milione di euro di 45 conoscenti che le avevano affidato i loro risparmi, convinti di investirli in azioni riservate ai dipendenti di Poste Italiane». Ma il giudice non dispone la perizia psichiatrica. A chiedere un accertamento sullo stato di salute mentale all’udienza preliminare davanti alla gup del Tribunale di Monza Emanuela Corbetta è stata la difesa di T.P., 60 anni, residente a Besana Brianza, l’ex dipendente dell’ufficio postale di Carate Brianza, imputata a vario titolo di truffa (aggravata dall’avere, tra l’altro, scelto come vittime parenti, amici, vicini di casa e soprattutto persone di età avanzata), ricettazione e favoreggiamento insieme alla sorella, 56 anni, che abita a Sirone in provincia di Lecco. Quest’ultima ha chiesto di venire processata con il rito abbreviato, invece la difesa della sorella maggiore ha portato al giudice una consulenza secondo cui la 60enne è inferma di mente, chiedendo che venisse sottoposta ad una perizia psichiatrica disposta dal magistrato. Ma la gup ha respinto la richiesta ritenendo che non ci fossero elementi sufficienti per accoglierla. Si torna in aula il 22 gennaio, quando T.P. dovrà decidere se chiedere l’abbreviato come la sorella oppure andare al dibattimento.

Intanto 26 delle 45 parti offese si sono costituite parti civili per ottenere un risarcimento dei danni, anche dalle stesse Poste Italiane. T.P. era stata arrestata e la sorella posta agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza di Monza su ordine di custodia cautelare firmato dalla gip del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci su richiesta del pm monzese Vincenzo Fiorillo. Le indagini dei finanzieri sono partite nel 2016 dalla denuncia di due anziani coniugi che riferivano di essere stati vittime di una truffa architettata da una loro vicina di casa, T.P., che nel 2014 aveva proposto alla coppia di sottoscrivere un investimento finanziario a suo dire vantaggioso in quanto riservato solo al personale dipendente di Poste Italiane. Continuando ad indagare le Fiamme gialle hanno scoperto che il raggiro si sarebbe esteso a 45 persone che, nel periodo tra il 2013 e il 2016, erano state convinte a sottoscrivere i falsi contratti per 1,1 milioni di euro, ricevendo inizialmente, come anticipi sugli interessi, somme che provenivano invece dai soldi sottratti ad altri clienti. Finchè il meccanismo del raggiro si era inceppato.