Maltempo a Milano, disagi alla stazione di Porta Garibaldi: "Due ore e mezza di ritardo"

Quella di sabato è stata una serata surreale per chi, suo malgrado, doveva partire in treno da Milano per recarsi in Brianza o a Bergamo. "Non mi rispondono al telefono, non so cosa fare nè quando partiremo", ha ammesso sconsolato il capotreno, che più volte si è prodigato invano per far sapere qualcosa ai passeggeri di Cristiana Mariani

Il sottopasso e alcuni binari della stazione Garibaldi, a Milano, allagati

Il sottopasso e alcuni binari della stazione Garibaldi, a Milano, allagati

Milano, 16 novembre 2014 - Quella di sabato è stata una serata surreale per chi, suo malgrado, doveva partire in treno da Milano per recarsi in Brianza o a Bergamo. Un gruppo di pendolari ha dovuto attendere ben due ore (ritardo segnalato alla fine della disavventura di 135 minuti) prima di poter partire da Porta Garibaldi (FOTO). L'origine dei disagi era di certo ben nota - l'allagamento della stazione a seguito del maltempo e dell'esondazione del fiume Seveso (FOTO) -, peccato che nessuno si sia mai curato di informare passeggeri e personale Trenord. "Non mi rispondono al telefono, non so cosa fare nè quando partiremo", ammetteva sconsolato il capotreno, che più volte si è prodigato invano per far sapere qualcosa ai passeggeri. Il convoglio sarebbe dovuto partire dalla stazione milanese di Porta Garibaldi alle 21.31. "Mi hanno detto che ci sono treni in coda che devono partire prima di questo" spiegava il capotreno. Decine di minuti dopo, il convoglio era ancora fermo e il capotreno appeso a un telefono che squillava a vuoto. "Ritardo 35'" era apparso sul tabellone luminoso intorno alle 22. Ottimo, il treno sarebbe quindi partito di lì a una decina di minuti. Illusione. Quella comunicazione, fra le pochissime della serata, suonava come una presa in giro alle orecchie dei pendolari. "Almeno qualcuno ci dica se parte qualche treno dalla stazione Centrale" tuonavano irritati alcuni viaggiatori.

"I treni ci sono, ma mi dicono che non si sa se partono" era la risposta del capotreno. Nessuno sapeva e, ancora peggio, nessuno si stava curando del fatto che i passeggero non sapessero. I 35 minuti di ritardo campeggiavano sul monitor e intanto erano quasi le 23: il ritardo era di oltre 70 minuti, ma nessuno lo segnalava. "Chi vuole prendere un taxi con me? Dividiamo le spese fino a Bergamo. Io domani mattina alle 6 devo tornare a Milano a lavorare, non posso permettermi di aspettare ancora tanto" proponeva quasi disperato un viaggiatore disposto a spendere decine di euro pur di tornare a casa. "Un taxi non me lo posso permettere, sarebbe come buttare i soldi di un giorno di lavoro" ammetteva sconsolato un altro. Erano passate le 23 e forse qualcosa si stava muovendo: alle 23.15 il capotreno annunciava che si stava per partire. "Finalmente - commentava un giovane viaggiatore -. Arriverò a Carnate fra mezz'ora, il tempo di cenare e poi subito a dormire: magari riuscirò a riposare almeno quattro ore prima di tornare a lavorare". La partenza ufficiale era alle 23.30: il convoglio avrebbe percorso una strada diversa dalla consueta, ma si sarebbe fermato nelle stazioni previste. E così, con quasi due ore e mezza di ritardo, i passeggeri sono arrivati a casa. "Meno male che Expo inizierà in primavera, così si evitano figuracce del genere in mondovisione quando piove" ironizzava qualcuno, "Sono venezuelana e pensavo che in una città evoluta e all'avanguardia come Milano certe cose non potessero succedere. Mi sbagliavo" sottolineava delusa un'altra signora.

Cristiana Mariani