Tangenti Gelsia, Borgato vuole patteggiare

La proposta dell’ex presidente mentre l’ex direttore generale Capozza chiede il processo abbreviato per l’appalto sospetto da 2 milioni

di Stefania Totaro

Per le presunte tangenti su un appalto da oltre 2 milioni di euro sulla raccolta dei rifiuti in Brianza l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Gelsia Ambiente Massimo Borgato (nella foto) vuole patteggiare mentre ha chiesto il processo abbreviato l’ex direttore generale Antonio Capozza. La società a partecipazione pubblica con sede a Desio che si occupa del servizio in una ventina di Comuni si è costituita parte civile, riuscendo già a ottenere risarcimenti dei danni per 30mila euro. Mentre la Procura ha sequestrato i 60mila euro ritenuti profitto dei reati.

Questo il bilancio dell’udienza preliminare che si è tenuta ieri davanti al gup del Tribunale di Monza Gianluca Tenchio che vede 5 persone imputate a vario titolo per corruzione e turbativa d’asta. Era lo scorso maggio quando la guardia di finanza di Monza ha eseguito 5 misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari chieste dai pm monzesi Salvatore Bellomo e Michela Versini. Secondo l’accusa, Antonio Capozza e Massimo Borgato avrebbero accettato una tangente da 60mila euro per agevolare gli imprenditori, facenti capo a un’associazione temporanea di imprese di Barletta, ad aggiudicarsi nel 2017 una gara d’appalto di oltre 2 milioni di euro, finalizzata alla fornitura e distribuzione di sacchi per la raccolta del rifiuto indifferenziato, munito di microchip di tracciamento. Le società aggiudicatarie, attraverso un meccanismo di sovrafatturazione delle prestazioni rese agli ignari Enti locali beneficiari della raccolta rifiuti ovvero documentando servizi mai resi, non solo, secondo l’accusa, avrebbero frodato lo Stato, ma avrebbero ottenuto anche anticipi di liquidità dagli istituti finanziari presso cui erano accreditati, potendo così generare le provviste di denaro contante occorrenti alla corresponsione della tangente.

Agli arresti domiciliari erano finiti anche Cosimo Damiano Sfrecola, residente a Barletta, amministratore della società pugliese che faceva capo all’associazione temporanea di imprese, l’intermediario Gaetano Giannini, anche lui di Barletta e un imprenditore di Limbiate, Fabrizio Cenci, che aveva avuto in subappalto la realizzazione del software per il microchip da applicare ai sacchetti. Ora Borgato, Giannini e Cenci hanno chiesto il patteggiamento, offrendosi di versare a Gelsia Ambiente complessivi 30mila euro, mentre Capozza vuole essere processato col rito abbreviato, che prevede uno ‘sconto’ di pena in caso di condanna. L’unico a non avere chiesto riti alternativi è stato Cosimo Damiano Sfrecola. Si torna in aula il 21 aprile.