Vimercate, tangenti lavori pubblici: una ruspa per far sparire documenti compromettenti

Bloccati dai finanzieri prima che potessero essere distrutti

L’inchiesta della Guardia di finanza

L’inchiesta della Guardia di finanza

Vimercate, 22 maggio 2018 - Fino a venerdì Giuseppe Malaspina è stato visto passeggiare per le vie di Vimercate forse non ignaro di quanto stava per accadere. Proprio nelle stesse ore infatti i suoi uomini, alcuni degli indagati, per paura di essere scoperti stavano cercando di far sparire interi fascicoli di documenti, ripresi in diretta dalle telecamere dei finanzieri nella sede della società Gimal di via Fiorbellina. Con una ruspa stavano riempiendo un container di documenti, per poi forse interrarlo nella stessa azienda: un’azione bloccata dall’arrivo delle Fiamme gialle.

Giuseppe Malaspina non è un nome nuovo alla cronaca. Costruttore di origini calabresi dal passato tormentato da conti con la giustizia poi tutti pagati (un omicidio quando aveva solo 19 anni), a Vimercate è titolare della Gimal. Negli ultimi anni il suo nome è coinvolto nel tormentato fallimento di una sua società: un hotel mai completato a Villasanta e la vicenda esplosa a Correzzana che ha portato agli arresti di ieri.

Nel 2011, già alle prese con una procedura di fallimento di una delle sue società, l’imprenditore è stato vittima di una tentata estorsione da parte di esponenti di un’altra famiglia vimercatese con radici calabresi, i Miriadi. Prima 6 colpi di pistola sparati contro la vetrata della Gimal, mandandola in frantumi. Poi la bottiglia molotov lanciata contro la Progeam, società della ex moglie. L’episodio più grave, del novembre 2011, contro Carlo Malaspina, fratello di Giuseppe: una sera, mentre rientrava a casa, 4 uomini incappucciati hanno cercato di rapirlo e di caricarlo in auto. La resistenza di lui li ha costretti a rinunciare, ma l’uomo ha riportato fratture a un braccio e a una gamba.

Per la tentata estorsione nel 2012 sono stati arrestati i fratelli Vincenzo e Giovanni Miriadi, figli di Assunto Miriadi, ucciso a colpi di kalashnikov a Vimercate negli anni ‘90, imputati a vario titolo insieme al cugino Mario Girasole e ad un altro giovane, Isidoro Crea, di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione e tentata estorsione. Dopo la condanna del tribunale la corte d’Appello di Milano ha ridotto di poco le pene: da 16 anni e 9 mesi a 14 anni e 9 mesi per Giovanni Miriadi; da 12 anni a 11 anni e 9 mesi per Vincenzo Miriadi; da 11 anni e 7 mesi a 8 anni e 11 mesi per Mario Girasole. Nessuno sconto invece per Isidoro Crea, condannato a 4 anni e 4 mesi, che dopo il periodo di carcerazione è passato ai domiciliari. La Corte scelse di mantenere l’aggravante del metodo mafioso.

La vicenda dei fratelli Miriadi emerge nel settembre 2012, quando la Direzione investigativa antimafia arresta quattro persone per un tentativo di sequestro, estorsioni e di minacce contro Giuseppe Malaspina. Al centro dell’indagine, nata dalle dichiarazioni dello stesso Malaspina, un terreno conteso ha fatto suonare più di un campanello d’allarme nella città. Uno scontro che fece temere il ritorno degli anni di piombo. Quelli in cui, all’inizio del ‘90, a Vimercate si sparava e si ammazzava per strada a colpi di kalashnikov.